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Un anniversario doloroso
Ogni anno, il 18 aprile, il ricordo di Melania Rea torna a far male alla sua famiglia. Sono passati 14 anni dal brutale omicidio avvenuto a Civitella del Tronto, ma il dolore di Gennaro Rea, padre della vittima, è sempre vivo. La prospettiva che Salvatore Parolisi, l’ex marito di Melania, possa tornare in libertà tra due anni, riaccende in lui una rabbia inestinguibile.
“Provo una rabbia che mi fa impazzire – racconta Gennaro – quell’essere immondo potrà rifarsi una vita. Mia figlia, invece, non tornerà più”.
Il caso che ha scosso l’Italia
Melania Rea fu uccisa con 35 coltellate, un omicidio che ha segnato un punto di svolta nel dibattito pubblico sui femminicidi in Italia. La figlia della coppia, Vittoria, aveva solo 18 mesi e si trovava nell’auto al momento del delitto. La condanna di Parolisi, avvenuta nel 2013, è stata oggetto di discussione: i giudici hanno parlato di “omicidio d’impeto”, senza considerare l’aggravante della crudeltà. Una lettura che la famiglia Rea non ha mai accettato, chiedendosi cosa avrebbe dovuto subire Melania per essere considerata una vittima di un gesto così crudele.
La giustizia e le sue mancanze
Gennaro Rea denuncia la mancanza di risposte concrete da parte delle istituzioni. “Ogni giorno leggo di una donna uccisa da un uomo. Succede perché manca la certezza della pena”, afferma. Le statistiche sui femminicidi in Italia rimangono tragicamente attuali, e la famiglia Rea si sente abbandonata da un sistema che non riesce a garantire giustizia. Oggi, Vittoria ha 15 anni e vive con i nonni materni, avendo cambiato cognome per allontanarsi da un passato pesante. Non vuole avere nulla a che fare con il padre, che per lei è un estraneo.
Un futuro incerto
La famiglia di Melania è determinata a proteggere Vittoria da qualsiasi tentativo di riavvicinamento da parte di Parolisi. “Non troverà mai una porta aperta”, afferma il nonno. Parolisi, che deve ancora risarcire la famiglia con due milioni di euro, sarà monitorato dai legali della famiglia al momento del suo eventuale rilascio. “La vita che ha spezzato non può essere dimenticata”, conclude Gennaro, sottolineando l’importanza di non fare sconti a chi ha commesso un crimine così atroce.