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Un cambiamento significativo nel sistema penitenziario
Il diritto alla sessualità entra ufficialmente nel sistema carcerario italiano, segnando un passo avanti nella tutela dei diritti dei detenuti. Dopo oltre un anno dalla pronuncia della Corte Costituzionale, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) ha finalmente avviato l’implementazione di spazi dedicati per colloqui intimi. Questa iniziativa rappresenta un riconoscimento del diritto soggettivo dei detenuti a mantenere relazioni affettive significative, anche all’interno delle mura carcerarie.
Le nuove linee guida e le strutture coinvolte
Le nuove linee guida stabiliscono che i colloqui intimi saranno inizialmente disponibili in sei istituti penitenziari: Brescia, Trento, Civitavecchia, Bologna, Secondigliano a Napoli e Sollicciano a Firenze. Tuttavia, non tutti i detenuti potranno accedere a questi spazi, poiché l’accesso sarà regolato da criteri specifici. Solo i coniugi o le persone conviventi stabilmente con il detenuto potranno usufruire di questi incontri, che potranno avvenire più di una volta al mese, a discrezione delle autorità carcerarie.
La sicurezza e la privacy durante gli incontri
Uno degli aspetti più delicati di questa nuova iniziativa riguarda la sicurezza e la privacy durante i colloqui intimi. Le stanze dedicate saranno arredate con un letto e servizi igienici, ma non potranno essere chiuse dall’interno. Saranno sorvegliate esternamente dal personale di polizia penitenziaria, il quale garantirà il controllo necessario. Prima e dopo ogni incontro, gli ambienti saranno ispezionati, e la biancheria necessaria sarà fornita da personale autorizzato. Questo approccio mira a garantire un equilibrio tra il diritto alla privacy dei detenuti e la sicurezza dell’istituto.
Critiche e preoccupazioni
Nonostante le buone intenzioni, l’introduzione di questi colloqui intimi ha sollevato preoccupazioni tra i sindacati di polizia penitenziaria. Leo Beneduci, segretario dell’Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria, ha espresso forti riserve riguardo alla mancanza di protocolli di sanificazione e alla possibilità di malattie sessualmente trasmissibili. Le domande su chi controllerà le condizioni dei locali e su quali risorse saranno disponibili per garantire la pulizia rimangono senza risposta. La mancanza di personale medico specializzato in un contesto così delicato è un’altra criticità sollevata, evidenziando la necessità di un approccio più strutturato e sicuro.