Il Tar del Lazio ha messo in pausa il decreto del ministero della Salute che classificava le formulazioni orali con cannabidiolo (Cbd) come droghe.
Il ricorso presentato da Imprenditori Canapa Italia (Ici) è stato accolto dai giudici amministrativi, con un’udienza pianificata per il 16 dicembre. In sostanza, il decreto classificava l’estratto di cannabis come stupefacente, limitando la vendita solo a farmacie con una prescrizione medica non ripetibile, invece di erboristerie e tabaccherie. Questo genere di pausa era già stato applicato nel ottobre 2023. “I giudici hanno riconosciuto la forza delle nostre argomentazioni, sottolineando il notevole rischio economico e sociale che avrebbe comportato l’attuazione del decreto, e hanno scelto di sospendere la sua attuazione in attesa del verdetto”, ha affermato l’Ici.
“Essa è un significativo trionfo per il settore della canapa industriale, che avrebbe potuto subire perdite economiche ingenti. I giudici hanno ritenuto che l’applicazione del decreto avrebbe potuto avere ripercussioni rilevanti sugli imprenditori e gli agricoltori del settore, già impegnati in investimenti riguardanti la canapa”. Il Tar del Lazio aveva già bloccato il decreto nel ottobre 2023. “Il decreto del ministero della Salute che ha incluso il Cbd nell’elenco dei farmaci, sez B del dpr 309/90 – l’oggetto dell’azione del Tar – non è correlato all’emendamento sulla cannabis articolo 18 del ddl sicurezza”, riporta una dichiarazione del Dipartimento delle politiche antidroga di Palazzo Chigi.
L’emendamento ne questione, come detto ieri in una comunicazione del Dipartimento politiche antidroga della Presidenza del Consiglio, è stato proposto in risposta alla sentenza n. 30475 del 30 maggio 2019 della Corte di Cassazione. Tale sentenza ha deciso che la vendita di derivati da fiori (marjuana) e resina (hashish) rientra ancora sotto il dpr n. 309 del 1990, e non della legge n. 242/2016, che legalizza solo la coltivazione di cannabis per altri scopi specificamente indicati dalla stessa legge.
Pertanto, come sottolineato nella comunicazione, non c’è alcun legame tra il disegno di legge attualmente in discussione e la decisione del Tar, che ha concesso una sospensione senza esaminare il contenuto.