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Il caso Omerovic: tortura e responsabilità del Viminale a Roma

Immagine del caso Omerovic e responsabilità del Viminale

Un episodio inquietante di violenza durante un controllo di polizia a Roma

Un volo nel vuoto: la tragica storia di Hasib Omerovic

Il , Hasib Omerovic, un uomo di 36 anni, si è lanciato dalla finestra della sua abitazione a Roma, in via Gerolamo Aleandro, durante un controllo di polizia. Questo gesto disperato ha portato a gravi ferite e ha sollevato interrogativi inquietanti sulla condotta degli agenti coinvolti. L’udienza preliminare ha rivelato che il Viminale è stato ritenuto responsabile civile per l’accaduto, un passo significativo che potrebbe avere ripercussioni legali per il ministero dell’Interno.

Le accuse contro gli agenti di polizia

Al centro della vicenda c’è l’assistente capo della polizia, Andrea Pellegrini, accusato di tortura. Secondo l’accusa, durante l’identificazione di Omerovic, l’agente avrebbe messo in atto comportamenti violenti e minacciosi, causando un trauma psichico all’uomo. Questo trauma, secondo l’accusa, ha spinto Omerovic a tentare di fuggire, scavalcando il davanzale della finestra. Le testimonianze indicano che Pellegrini avrebbe colpito Omerovic con schiaffi e brandito un coltello da cucina, creando un clima di terrore.

Il contesto e le conseguenze legali

Oltre a Pellegrini, altri due agenti sono coinvolti nel procedimento, accusati di falso in concorso. Questi ultimi avrebbero attestato che l’intervento nel appartamento di Omerovic fosse avvenuto casualmente, mentre in realtà era frutto di accordi telefonici premeditati. Le loro dichiarazioni, secondo l’accusa, sono state formulate dopo la caduta di Omerovic, suggerendo una manovra per coprire le loro azioni. L’udienza è stata aggiornata al 17 ottobre, e il caso continua a suscitare attenzione mediatica e pubblica.