Le interazioni sui post dell’ex coniuge di Chiara Ferragni, Fedez, sono balzate del 255% in concomitanza con il feud pubblico conTony Effe, un rapper di Roma e ex membro dei Dark Polo Gang, che ha guadagnato 255 mila nuovi seguaci, secondo i dati raccolti da Arcadiacom.it.
L’aspra discussione tra i due artisti ha generato grande interesse tra i loro fan, anche se è stato suggerto che potrebbe essere tutto una tattica di marketing. Dopo un acceso scambio di parole, Fedez ha pubblicato il suo nuovo singolo “Allucinazione collettiva”, una canzone d’amore dedicata alla sua ex moglie, Ferragni. Secondo Domenico Giordano, data analyst e consulente di Arcadiacom.it, questo rilascio anticipato ha svelato la realtà dietro l’ampiamente seguito confronto.
Ma chi è uscito vittorioso da questa disputa? “Tutti ne sono usciti vittoriosi, mentre sono stati i follower a subire la perdita,” dice Giordano. Quando gli si chiede di spiegarsi meglio, aggiunge, “Molti fan si sono schierati con uno o con l’altro rapper, e la loro partecipazione ha contribuito all’aumento del successo generale dell’intero evento. Sono stati raggirati, perché senza la loro convinzione nella validità del dissing, l’intera operazione si sarebbe rivelata poco coinvolgente e poco redditizia economicamente.
Allora, non si tratta di un vero conflitto?
«Possiamo definirlo come una tattica di marketing offensivo. Un approccio che, a differenza di altre campagne di marketing, utilizza il contrasto come un punto di fuoco per generare seguito, coinvolgimento e visualizzazioni. È il frutto di una progettazione creativa. E in questo scenario, la progettazione creativa ha sicuramente dato i suoi frutti. Un conflitto intenzionalmente allestito».
Dunque, non stiamo osservando un incidente unico…
«Non è qualcosa di inedito nel mondo del web o del rap, particolarmente negli Stati Uniti. Ricordiamo che Fedez, ogniqualvolta ha dovuto promuovere una canzone o un album, ha sempre, in qualche modo, generato seguito. Pensiamo ad esempio all’iniziativa avvenuta nel novembre 2021, quando, per promuovere un album, ha lasciato intendere ai media che stava per creare un partito e che era disposto a candidarsi su qualche lista».
Quanto ha preso Fedez sui social nei giorni dello scontro verbale?
«Dal 17 al 21 settembre, abbiamo notato un coinvolgimento del 2,5% sul suo profilo.
Di solito, con una fanbase tanto grande, è difficile raggiungere questa percentuale. Solitamente, quando si deve calcolare l’investimento da fare su un influencer celebrità da parte delle compagnie, il coinvolgimento si assesta intorno all’1,5%. Negli ultimi quattro giorni, l’account Instagram di Fedez ha registrato un aumento di un punto percentuale che, benché possa sembrare insignificante, è in realtà un aumento molto, molto significativo: il coinvolgimento è aumentato del 255% nei quattro giorni successivi rispetto ai quattro giorni precedenti».
In termini di seguaci?
«Fedez ne ha acquisiti 56mila. A parte le visualizzazioni e i like, che sono aumentati drasticamente».
Qual è stata l’importanza della violenza verbale in un intervento come questo?
«L’operazione avrebbe perso la sua autenticità senza la violenza. Ha creato un gancio, e il linguaggio violento nel discorso ha reso autentico il dissing, costituendo la base su cui costruire tutto».
Alcuni marchi sono stati coinvolti nella controversia…
«Questo è un segnale quasi certamente indicativo di una campagna di marketing, piuttosto che una semplice rissa tra celebrità. Non dobbiamo dimenticare che questa mossa porta vantaggi a tutti i partecipanti, comprese eventualmente le aziende che hanno scelto di partecipare in un modo o nell’altro. Dopo lo scontro, sia Fedez che Tony Effe possono monetizzare l’aumento dell’attenzione e l’espansione del loro seguito».
Qual è il valore commerciale di un’azione come questa?
«Non c’è una risposta definitiva, ma possiamo fare delle stime economiche.
L’esposizione dei marchi potrebbe valere secondo me tra 50.000 e 150.000€, basato su tariffe non ufficiali per celebrità del loro livello».
I social media sembrano ancora una trappola per gli utenti
«I social media lavorano sulle nostre reazioni emotive, realizzando post di natura istintiva. Gli utenti spesso non hanno il tempo di capire se un post è genuino o se è il risultato di una strategia mirata a generare guadagni».