Se esaminiamo il messaggio principale di questa iniziativa, quale risulta essere? È l’appello a un cessate il fuoco, un aspetto non limitato a richieste di estremisti a favore della Palestina, ma una questione cruciale sollevata anche dall’amministrazione statunitense, che ha discusso a lungo su questo tema. A dichiararlo all’ANSA è Roberto Iannuzzi, esperto nella politica internazionale e autore di “Il 7 ottobre tra verità e propaganda”, edito a maggio da Fazi Editore, nel quale analizza i vari modi in cui l’attacco di un anno fa è stato rappresentato dai diversi attori coinvolti e dagli osservatori globali. Iannuzzi aggiunge: “fino ad ora tutte le manifestazioni per la Palestina si sono svolte in maniera pacifica. Questa nuova repressione appare eccessiva”. Secondo lui, “sta emergendo un tentativo di soffocare le voci che non seguono la narrazione ufficiale divulgata dai media mainstream”. Spiega ancora che “questo fenomeno non è esclusivo dell’Italia, ma si riscontra anche in Europa: situazioni simili si sono verificate in Germania, dove è addirittura vietato esporre la bandiera palestinese”. Il ricercatore, che ha operato a lungo presso l’Unione delle Università del Mediterraneo (Unimed), esprime preoccupazione: “Non è un segnale positivo, poiché per affrontare un conflitto è fondamentale ascoltare tutte le parti interessate. In questo frangente, sarebbe opportuno focalizzare l’attenzione dell’informazione sul conflitto mediorientale, sulla drammaticità in corso e sui rischi significativi a cui ci esponiamo, dato che la situazione si sta deteriorando”. Secondo Iannuzzi, ciò è anche alimentato da una manipolazione dell’informazione da parte del governo israeliano e non solo.
Le fonti israeliane consultate per il mio libro offrono una narrazione molto più complessa e articolata rispetto agli eventi del 7 ottobre. Tuttavia, è difficile mettere in discussione la versione ormai accettata. Questo, secondo l’analista, è un chiaro segnale della crisi che colpisce le nostre democrazie: la libertà d’informazione rappresenta un elemento cruciale per il corretto funzionamento di un sistema democratico. La situazione è critica, sostiene. “Quando una narrazione viene accettata ufficialmente, diventa la verità riconosciuta sugli avvenimenti”, osserva Iannuzzi. “Con una visione univoca, non è più possibile sviluppare opinioni personali. Questo porta a interpretazioni errate della situazione internazionale e, sulla base di tali fraintendimenti, si possono prendere decisioni dannose con gravi ripercussioni.”
Relativamente agli scontri attuali
Iannuzzi commenta: “Non ho idea di chi rappresentano questi gruppi; le manifestazioni a sostegno della Palestina sono sempre state caratterizzate dalla pacificità.” Ribadisce, “sebbene tali azioni siano indiscutibilmente da condannare, è chiaro che le misure restrittive tendono ad aggravare la tensione, a meno che non si tratti di infiltrazioni di qualche genere.”