Al centro delle preoccupazioni dei manager lombardi per il futuro c’è sempre di più l’attuazione in tempi brevi le due transizioni strategiche per il nostro Paese, e non solo: green e digitale.
La buona notizia è che il processo è ben avviato e le aziende si sono portate avanti. Lo dicono i numeri: nel periodo 2018-2023 le aziende che hanno investito in competenze green sono cresciute dal 49,4% al 56,4% del 2023 (dati Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali), e questo trend è destinato a continuare anche nel quinquennio a venire. Un’accelerazione analoga riguarda le competenze digitali: tra il 2024 e il 2028 si stima saranno richieste a circa 2,1 milioni di specialisti, oltre la metà del fabbisogno totale di lavoratori.
Nel messaggio del Presidente Manuela Biti all’Assemblea di Aldai-Federmanager, l’appuntamento annuale con i soci dall’Associazione Lombarda Dirigenti Aziende Industriali che rappresenta i circa 15.000 dirigenti, si guarda alle prossime sfide, consapevoli del ruolo centrale che proprio i manager avranno in questo processo.
L’assemblea, che si è tenuta quest’anno all’Auditorium Gaber di Palazzo Pirelli, ha visto la partecipazione dei rappresentanti del mondo dell’industria e delle istituzioni, tra gli altri Valter Quercioli, Vicepresidente Federmanager.
Keynote speaker è stato il professor Francesco Billari, Rettore dell’Università Bocconi di Milano, che ha affrontato nel suo intervento introduttivo il tema delle strategie da mettere in campo per rendere il Paese competitivo attraverso l’ottica molto promettente della demografia.
“La competitività di un paese – osserva il professore – passa dalla competitività del suo capitale umano. L’Italia su questo soffre sia sull’aspetto quantitativo (numero di giovani) che su quello qualitativo (competenze). Se nel 1964 nascevano più di un milione di bambini oggi siamo scesi a 379 mila (dati sul 2023), mentre la popolazione continua a invecchiare con quasi un quarto di ultrasessantacinquenni.
Serve invertire questo trend investendo sulle politiche di welfare che rilancino le nascite e, nel breve periodo, investendo sugli immigrati e la loro integrazione”.
Il Presidente di ALDAI-Federmanager Manuela Biti ha evidenziato nel suo intervento l’importanza decisiva – anche per le PMI – di adottare al più presto piattaforme tecnologiche basate sull’intelligenza artificiale, che rappresenta ormai la frontiera primaria dell’innovazione. “L’Italia sconta un certo ritardo a livello europeo, – ha osservato. – Dai dati Eurostat relativi al 2021 eravamo posizionati solo al 16° posto.
Ma di questo problema i manager sono consapevoli. Secondo una ricerca internazionale di Arthur D. Little, l’Intelligenza Artificiale viene considerata cruciale per lo sviluppo, con il 96% dei Ceo che l’ha già implementato in qualche forma. E altrettanto avvertita è l’importanza di focalizzarsi sulle persone per massimizzarne i benefici, riqualificando la forza-lavoro per adeguarla ai requisiti richiesti, esigenza particolarmente pronunciata in particolare proprio nell’industria manifatturiera. Le imprese devono instaurare una vera e propria «alleanza» tra l’IA e le persone che la devono implementare, alle quali spetta la responsabilità di coniugare il progresso tecnico con una più ampia riflessione etica sulle conseguenze e l’impatto sociale e culturale che ne deriva”.
“Questa formidabile spinta all’innovazione – continua Biti – richiede, ancora di più che in passato, competenze manageriali e tecniche, insieme a una buona dose di creatività. In Lombardia, secondo ancora i dati Excelsior di maggio, le competenze richieste dalle imprese sono in primo luogo l’applicazione di soluzioni creative e innovazione, indicata dal 22,9 percento delle imprese, davanti al coordinamento di altre persone, richiesto dal 14,2 percento delle imprese. E questo vale in particolare per le funzioni dirigenziali, per le quali la richiesta di capacità innovativa riguarda il 57,4% dei nuovi ingressi”.