Da una recente indagine portata avanti dall’istituto IARD di Novara in collaborazione con lo SWG, oggi i giovani compresi tra i 18 ed i 29 anni si dichiarano cattolici nel 52,8 % dei casi, abbassando drasticamente il dato del 2004 che vedeva il 67,1 % dei ragazzi intervistati dichiararsi cattolico.
Questo dato è significativo di moltissimi aspetti anche legati a tematiche molto più lontane nel tempo e non riferibili esclusivamente agli ultimi problemi che il Vaticano ha dovuto e tutt’ora deve affrontare. Oggi la fede è vista soprattutto come rapporto intimistico con Dio, avvicinandosi in questo caso ad una visione più protestante del rapporto con il divino; i giovani di oggi non essendo legati ad un’istituzione ramificata a livello sociale-giovanile come lo era una volta, non si sentono più nè in dovere nè in obbligo di continuare a seguire un percorso spesso imposto per “tradizione” e per “buone maniere” che non per un vero credo interiore.
Questo crea una sorta di opposizione verso questo “ente” Chiesa, una quasi antipatia quasi gratuita a volte. Se il rapporto interiore e personale con Dio è fondamentale per chi ha fede e anche vero che l’aggregazione con gli altri ci permette di mettere in pratica ciò in cui si dice di credere, perchè non è dicendo di non essere cattolici che si è migliori: spesso oggigiorno dichiararsi cattolici sembra quasi come se ci si auto-offendesse.
In fondo cattolico nella sua etimologia non significa altro che universale, che comprende il tutto; in questo senso anche chi dice di essere cristiano e non cattolico è fondamentalmente un cattolico nell’accezione più reale del termine.