I conti di 34 esponenti politici sono stati monitorati. Piantdosi ha espresso preoccupazione: 'Ho timore per un possibile deterioramento della democrazia.'

Inchiesta su accessi illegittimi ai conti di Intesa Sanpaolo coinvolge politici e personaggi famosi, sollevando preoccupazioni sulla sicurezza e la democrazia. Banca d'Italia chiede chiarimenti e nomina un chief security officer per la cyber sicurezza. Reazioni politiche e critiche all'ipocrisia

Vincenzo Coviello, un ex dipendente di Intesa Sanpaolo, è al centro di un’inchiesta della procura di Bari per aver effettuato oltre 6.600 accessi illegittimi ai conti di 3.572 clienti provenienti da 679 filiali dell’istituto bancario.

Questo comportamento, avvenuto in un periodo di poco più di due anni tra febbraio 2022 e aprile 2024, avrebbe coinvolto 34 politici, un numero ridotto rispetto al totale degli accessi. Inoltre, altre 43 persone di spicco nel campo sportivo e del settore spettacolo sarebbero state coinvolte, mentre 70 accessi avrebbero riguardato figure interne alla banca, principalmente manager e posizioni di responsabilità. Gli accessi rimanenti, invece, appartenevano a individui e aziende legati all’ex dipendente.

È importante notare che non vi sono stati download di file. Coviello ha dichiarato di aver agito per pura curiosità personale, estendendo la sua indagine anche ai movimenti delle carte di credito. Questa situazione ha suscitato forte preoccupazione nel ministro dell’interno, Matteo Piantedosi, che esprime dubbi su un possibile piano sistematico di spionaggio indirizzato a personaggi politici, suggerendo un tentativo di influenzare la democrazia.

Indagine della Banca d’Italia

Giovanni Donzelli, responsabile organizzativo di Fratelli d’Italia, ha descritto l’accaduto come un attacco diretto alla democrazia.

Esiste qualcuno che non accetta il risultato delle elezioni e tenta in ogni modo di influenzare e cambiare l’esito. Indipendentemente dalle motivazioni e dagli scopi del dipendente infedele, attualmente sotto inchiesta per accesso illecito ai sistemi informatici e tentativo di ottenere informazioni sulla sicurezza nazionale, la facilità con cui ha potuto accedere ai conti solleva seri interrogativi riguardo ai protocolli di sicurezza adottati dalla banca. A tal proposito, ieri la Banca d’Italia ha chiesto chiarimenti a Intesa riguardo all’accaduto e alle misure che intende adottare.

Oggi l’istituto ha deciso di nominare a breve Antonio De Vita, un generale dei carabinieri in pensione, come chief security officer del gruppo, con responsabilità diretta sulla cyber sicurezza. De Vita era stato precedentemente assunto come senior advisor sulla sicurezza e cyber, poco dopo il licenziamento di Coviello avvenuto ad agosto.

Reazioni nel panorama politico

La lista dei politici soggetti a monitoraggio, tra cui la premier Meloni, vari ministri e ex premier di tutte le fazioni politiche, genera ansia e domande, continuando a provocare reazioni nel panorama politico.

Fra le vittime di queste intrusioni, il ministro della Difesa, Giudo Crosetto, invita tutti a condannare e a esprimere indignazione. “Monitorare conti correnti, carte di credito e movimenti bancari – afferma – implica conoscere ogni aspetto della vita di una persona e della propria famiglia, incluse le loro abitudini quotidiane.”

Sapere in quale ristorante o pizzeria potrei incontrare una persona, o quali siano le sue mete vacanziere, rappresenta una forma di intimità.

Implica una conoscenza della vita quotidiana, delle scuole frequentate dai figli, dei luoghi dove la moglie si fa acconciare, e degli abituali negozi dove la famiglia si rifornisce. Richiede una familiarità con l’aspetto privato e personale di ciascuno, il che è estremamente grave per chiunque.

Inoltre, aggiunge una nota critica quando si parla di Giorgia Meloni e Guido Crosetto, al di là delle loro cariche come Premier e Ministro della Difesa, anche se temporaneamente.

Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, concorda da posizioni diverse, affermando che il suo conto corrente è stato esposto in modo scandaloso dal Fatto Quotidiano, con una grave violazione della legge, senza che la maggior parte dei media ne parlasse. In quel caso, non ci sono state reazioni. Oggi, Meloni, che ha subito una violazione della privacy simile, si lamenta. Renzi sottolinea, però, l’ipocrisia di chi protesta solo quando la questione lo riguarda direttamente, ma rimane in silenzio quando tocca gli altri.