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Israele, ostaggi: “Possibile svolta in 48-72 ore”. Hezbollah: “Rischio reale di estensione del conflitto in Libano”

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In arrivo una possibile svolta sugli ostaggi: è quanto asserito da una fonte del Governo di Israele rispetto alla guerra contro Hamas.

Una fonte del Governo israeliano, commentando la sorte degli ostaggi nell’ambito della guerra tra Israele e Hamas, ha rivelato che una possibile svolta sulla questione potrebbe verificarsi entro le prossime 48 o 72 ore. Intanto, mentre Gaza verte in condizioni sempre più critiche, Hezbollah ha affermato che esiste il “rischio reale” che il conflitto si allarghi al Libano e all’interno Medio Oriente.

Israele, fonte del Governo: “Possibile svolta sugli ostaggi in 48-72 ore”

“Se e quando ci sarà qualcosa di concreto da riferire sugli ostaggi, lo faremo”. È quanto asserito dal premier israeliano Benjamin Netanyahu, parlando degli ostaggi tenuti prigionieri da Hamas. “Sin dall’inizio della guerra abbiamo lavorato senza sosta per il loro rilascio, incluso l’uso di una pressione accresciuta dall’avvio dell’operazione di terra. I nostri cuori sono sempre con loro e le loro famiglie”, ha aggiunto.

Sullo stesso argomento, nella tarda serata di martedì 14 novembre, si è espressa una fonte politica israeliana di alto livello che, ai microfoni di ABC News, ha riferito che sono stati compiuti significativi progressi rispetto ai negoziati. Secondo la fonte, una svolta potrebbe arrivare nelle prossime 48-72 ore. Inoltre, ha anche anticipato che il Gabinetto di Guerra israeliano si riunirà a breve per discutere l’accordo.

Guerra Israele-Hamas, possibile svolta sul nodo degli ostaggi. Gallant: “Hamas ha creato un’altra Shoah”

Intanto, l’esercito israeliano ha portato a termine lo sgombero dell’ospedale al-Quds di Gaza. A renderlo noto è stato il portavoce militare israeliano Daniel Hagari. Durante un incontro con la stampa, Hangari ha rivolto un appello “ai terroristi che ancora si trovano in altri ospedali affinché si arrendano”.

Il portavoce militare ha anche sottolineato che, dal suo punto di vista, la (presunta) presenza dei membri di Hamas all’interno degli ospedali rappresenta un crimine di guerra e ha annunciato che l’esercito è riuscito prendere possesso del campo profughi di Shati. Il campo è stato definito da Hagari come “il cuore del terrorismo”.

Sul conflitto con Hamas, è tornato a esprimersi anche il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant.  Per il ministro, persistere nell’operazione a Gaza è un “dovere morale” dell’esercito verso gli anziani fondatori degli insediamenti agricoli nel Negev e dei sopravvissuti alla Shoah tenuti in ostaggio, “che adesso vivono un’altra Shoah”.

“Fintanto che costoro sono tenuti prigionieri di quelle belve umane di Hamas, non ci è permesso di cessare di combattere. Per me si tratta di un principio morale, e così è per il capo di Stato maggiore, per il capo dello Shin Bet (sicurezza interna, ndr) e per i militari del nostro esercito”, ha aggiunto Gallant. 

Usa: “Contrari agli attacchi agli ospedali”

Volgendo lo sguardo oltre i confini di Israele e della Striscia di Gaza, gli Stati Uniti hanno commentato gli attacchi ordinati dal Governo Netanyahu contro gli ospedali palestinesi.

“Non sosteniamo attacchi agli ospedali”, ha detto il portavoce per la sicurezza nazionale a stelle e strisce John Kirby. “Gli ospedali e pazienti devono essere protetti, le azioni di Hamas non diminuiscono la responsabilità di Israele nella protezione dei civili”, ha aggiunto durante un briefing a bordo dell’Air Force One che ha portato il presidente americano Joe Biden a San Francisco per il vertice con il presidente cinese.

Hezbollah: “Rischio reale di estensione del conflitto in Libano”

La stretta di Israele verso Hamas, nel frattempo, sta esercitando pressione anche su Hezbollah. Lo sceicco Naim Qassem, numero due dell’organizzazione libanese, ha parlato di un “rischio reale” di estensione del conflitto israelo-palestinese al Libano e all’intera regione Medio Orientale e ha definito “difficile” la coesistenza di uno Stato palestinese e di uno Stato israeliano. È quanto riferito da Qassem in occasione di un’intervista esclusiva rilasciata a Rainews24.

“Il rischio di un conflitto più ampio esiste”, ha detto all’emittente Rai. “Il Libano può essere trascinato in una guerra regionale a causa dei continui attacchi violenti e minacce da parte di Israele a Gaza e nel sud del Libano. Spero che non succeda questo ma tutto è legato a quello che accadrà in futuro nella regione. Tutto dipende da cosa deciderà di fare Israele”.

Nonostante la situazione e le difficoltà relative all’elezione del presidente della Repubblica, il numero due di Hezbollah non mette in discussione la tenuta del Paese.  “Non vedo segnali di una guerra civile, ha affermato, rimarcando la linea dell’intransigenza contro Israele. “Credo che la stabilità della regione non sarà possibile finché la Palestina non tornerà ad essere abitata dai palestinesi, musulmani, cristiani ed ebrei senza la presenza di Israele. È difficile, se non impossibile, che la nostra regione accetti la presenza di Israele. Immagino in futuro la Palestina senza Israele”, ha concluso.