Un funzionario di Hamas ha spiegato che i militanti non avrebbero scambiato i prigionieri israeliani tenuti in ostaggio nella Striscia con i palestinesi arrestati per terrorismo.
Salta l’accordo tra Israele e Hamas
Il gruppo ha fatto sapere che non c’è stata alcuna svolta nei colloqui di mediazione con Israele, volti a sospendere la guerra e a liberare gli ostaggi rimasti nella Striscia di Gaza. La risposta è arrivata un giorno dopo che il presidente Biden aveva dichiarato di sperare in un cessate il fuoco entro la prossima settimana. La proposta aveva come obiettivo quello di liberare alcuni dei circa 130 ostaggi detenuti nell’enclave in cambio di una pausa di qualche settimana nel conflitto. Secondo Washington si potrebbe arrivare ad una tregua entro quella che è considerata una scadenza non ufficiale, ossia l’inizio del mese sacro musulmano del Ramadan, intorno al 10 marzo.
L’intervento dell’Egitto
L’agenzia di stampa palestinese Quds, affine ad Hamas, ha riportato quanto riferito da fonti diplomatiche egiziane secondo cui ci sarebbe “un accordo preliminare” per annunciare il cessate il fuoco, qualora venisse raggiunta un’intesa durante l’incontro in programma al Cairo per domenica prossima. Il quotidiano qatariota Al-Arabi Al-Jadid ha scritto che sarebbe in corso un accordo generale sul cessate il fuoco e lo scambio degli ostaggi ma “i dettagli sono ancora un ostacolo“. I funzionari egiziani hanno lavorato, insieme a Stati Uniti e Qatar, per una possibile tregua di sei settimane, in cambio della quale Hamas accetterebbe di liberare fino a 40 ostaggi, per lo più donne civili, almeno due bambini e prigionieri anziani e malati. Da parte sua Israele rilascerebbe invece almeno 300 prigionieri palestinesi detenuti nelle sue carceri. Tel Aviv potrebbe anche permettere ai civili sfollati di tornare in alcune aree del nord di Gaza, zona che è stata il primo obiettivo dell’offensiva di terra dell’IDF.