C’è qualcuno che sostiene che l’attesissimo seguito di Sex and the City (in arrivo il 28 maggio), film ispirato alla fortunatissima serie in onda dal 1998 al 2004, batterà, quanto a pubblico, anche i mondiali di calcio.
Infatti, grande è l’attesa nel mondo (soprattutto femminile) per il ritorno delle quattro sgallettate newyorkesi, “argute e brillanti”, “autoironiche e simpatiche”, a dire di molti fans…In questo secondo capitolo, Sarah Jessica Parker e combriccola sui tacchi a spillo se la vedranno anche loro con la crisi e dovranno abbassare, si fa per dire, il loro standard di vita pieno di eccessi. Commedia che risolleva gli animi delle donne di mezzo mondo? Possibile, però a sentire che si sono spesi 10 milioni di dollari in vestiti firmati e gioielleria varia, di questi tempi e per giunta per un filmetto a base di sesso e mancanza di neuroni, vien voglia di porsi davvero alcune domande, come fa Maria Laura Rodotà sul sito del Corriere della Sera.
In particolare ci si chiede: non era il caso almeno di risparmiarsi (in tutti i sensi) il vacanzone ad Abu Dhabi (c’è lo zampino dei Vanzina?) in realtà girato in Marocco perché negli Emirati, sponsor palese del film, le quattro donnine non sono state accolte per le leggi sulla moralità? E, a parte questa ridicola e contraddittoria finzione, era proprio il caso di ambientare le spensierate avventure di quattro sgallettate americane in uno dei paesi dove le donne sono oggetto di qualsiasi tipo di violenza?