> > Gli educatori esortano a vietare l'uso degli smartphone ai minori di 14 anni.

Gli educatori esortano a vietare l'uso degli smartphone ai minori di 14 anni.

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I pedagogisti Daniele Novara e Alberto Pellai hanno lanciato una petizione su Change.org per limitare l'accesso dei minori a cellulari e social media prima dei 14 e 16 anni rispettivamente. Questa iniziativa segue il divieto d'uso degli smartphone a scuola imposto dal Ministro Giuseppe Valditara. La proposta sostiene che l'uso eccessivo della tecnologia può ostacolare lo sviluppo cognitivo dei giovani. Personalità del mondo accademico e dello spettacolo, inclusi Paola Cortellesi e Stefano Accorsi, sostengono la petizione. Nel giugno 2023 è stata introdotta una proposta di legge per limitare l'accesso dei bambini ai social media sotto i 15 anni. I pedagogisti sostengono che regolamentare l'uso di smartphone e social media non significa essere anti-tecnologici, ma rispondere a un problema evidenziato da studi scientifici. Progetti di legge per la protezione dei giovani nell'uso dei social media sono attualmente in discussione in Parlamento.

Invitiamo l’esecutivo italiano a mettere in atto le condizioni necessarie per evitare che i nostri giovani abbiano accesso a un telefono cellulare personale prima di compiere 14 anni e creino un account sui social network prima dei 16 anni. Questa è la richiesta formulata dai pedagogisti Daniele Novara e Alberto Pellai, psicoterapeuta, tra i principali sostenitori della petizione ora disponibile anche su Change.org. Il loro scopo è di imporre ulteriori limitazioni sull’uso dei cellulari da parte dei bambini e degli adolescenti. Questa iniziativa arriva dopo il divieto imposto dal Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che vietava l’utilizzo degli smartphone in aula per le scuole elementari e medie, inclusi gli usi didattici. Ora, questa petizione è sostenuta da personalità significative del mondo accademico e dello spettacolo, tra cui Paola Cortellesi, Alba Rohrwacher, Stefano Accorsi e Luca Zingaretti. Il nostro intento non è di opporci alla tecnologia, ma di riconoscere le prove fornite dalle neuroscienze: esistono aree del cervello cruciali per l’apprendimento che non si sviluppano completamente se le attività ed esperienze dei bambini sono esclusivamente digitali, invece di essere vissute nel mondo reale. La petizione, pubblicata anche online, sottolinea che gli studenti nelle scuole dove l’uso dello smartphone non è consentito, socializzano e imparano più efficacemente. Dice inoltre che il cervello emotivo dei minori è particolarmente esposto all’attrazione dopaminergica dei social media e dei videogiochi prima dei 14-15 anni. L’appello a proibire l’uso dei cellulari e dei social prima dei 14 e 16 anni rispettivamente, segue la linea che io ho fermamente promosso e reso effettiva con l’interdizione dell’uso del cellulare fino a 14 anni nelle scuole italiane.

Il crescente consenso globale è che l’uso prematuro di cellulari e social media produce effetti dannosi ora riconosciuti da tutti. Il 8 giugno 2023, abbiamo introdotto una proposta di legge per restringere l’accessibilità dei minori ai social media sotto i 15 anni. Questa mattina, le notizie riferiscono di un appello lanciato da un gruppo di pedagogisti e figure prominenti dello spettacolo riguardo a questa questione vitale. Noi, con determinazione, riaffermiamo oggi la nostra volontà di affrontare una questione tanto complicata e significativa. L’audace appello dei pedagogisti per proibire l’uso dello smartphone prima dei 14 anni e dei social media prima dei 16 è una mossa pienamente sostenibile. Non possiamo più sollevare l’allarme sulla situazione dei giovani, senza prendere alcun provvedimento. Regolamentare l’uso di smartphone e social media non significa opporsi alla tecnologia o isolare i figli dal mondo contemporaneo, ma soltanto rispondere a un problema palese e verificato tramite studi. Gli adolescenti hanno affrontato un numero crescente di problemi dall’anno 2013, rapidamente emersi: è un fenomeno esaminato approfonditamente dallo psicoterapeuta Jonathan Haidt nel suo saggio, “La generazione ansiosa”, ed è confermato dalle ricerche neuroscientifiche. Lo smartphone sta rivoluzionando la nostra modalità di interazione e socializzazione, causando dipendenza e modificando la materia bianca nelle aree cerebrali responsabili dell’apprendimento della lettura e scrittura. Sostenere l’appello di Daniele Novara, Alberto Pellai e molti altri pedagogisti, educatori e terapeuti non è un atteggiamento anti-progressive o anti-tecnologico, ma è un tentativo di comprendere i risultati scientifici e impedire che lo sviluppo cognitivo e la sociabilità dei giovani subiscano deterioramenti.

È necessario fare qualcosa per guidare un processo di cui non eravamo a conoscenza e i cui risultati erano ignoti. Il richiamo a Smartphone e Social Media: ogni tecnologia ha il suo momento appropriato, ci indirizza verso la giusta direzione per apportare modifiche necessarie. Il Parlamento sta avanzando in una riflessione trasversale, grazie ai progetti di legge proposti da Madia e Mennuni, che puntano a proteggere i giovani nell’uso dei social media. È giunto il momento di prendere seriamente in considerazione questo problema, insieme.