Considerata da molti la più grande attrice italiana, Eleonora Duse, classe 1858, godette di tanta meritata fortuna sulle scene ma non nella vita privata e sentimentale: sognava una famiglia e una relazione che durasse tutta la vita, ma visse storie tormentate patendo più volte il trauma dell’abbandono.
Figlia di Alessandro e Angelica Cappelletti, attori di origine veneta di dubbio talento, la piccola Eleonora trascorre l’infanzia in giro per le terre del Lombardo-Veneto con la compagnia itinerante dei genitori, che le permette di farsi le ossa nel mestiere di attrice, ma le fa anche conoscere quei disagi e quegli stenti che la segneranno per sempre: ancora ragazzina contrae un morbo polmonare che non riuscirà mai più a debellare, e poiché la vita da nomade non le permette di frequentare la scuola, deve accontentarsi di impare a leggere grazie alle lezioni del padre.
Carattere inquieto e sensibilissimo, ottiene il primo successo a soli 14 anni recitando nella parte di Giulietta: l’ assoluta coincidenza col personaggio di volta in volta interpretato, la totale immedesimazione in esso è la principale dote recitativa della Duse, e ciò appare chiaro fin dai primi spettacoli a teatro.
A Napoli, dove interpreta egregiamente Teresa Raquin, conosce il primo e sfortunato amore della sua vita: sedotta dal famoso giornalista Martino Cafiero, è abbandonata incinta del “figlio della colpa” che muore subito dopo la nascita.
Nel 1881, ripresasi dalla bruciante delusione sentimentale e dall’immenso dolore causatole dalla perdita del figlio, la Duse sposa l’attore Tebaldo Checchi, da cui l’anno dopo ha la figlia Enrichetta.
Dopo importanti successi riscossi con le interpretazioni di Cavalleria Rusticana di Giovanni Verga nella parte di Santuzza e di Denise, dramma di Giuseppe Primoli, la Duse si separa dal marito, che resta a Buenos Aires invece di far ritorno a casa con alla moglie dopo la brillante tournée di quest’ultima, e avvia una relazione con Flavio Andò, attore anch’esso, prima di instaurare un lungo e altalenante rapporto con Arrigo Boito, musicista e letterato di fama.
Intanto la Duse continua a mietere successi: Casa di bambola di Ibsen, Signora dalle Camelie di Alexandre Dumas, La locandiera di Goldoni sono solo alcuni dei trionfi che consegue in Italia e all’estero, idolatrata dal pubblico letteralmente soggiogato dal suo fascino e dalle sue ineguagliabili capacità interpretative.
Nel Settembre del 1895, in un periodo di riposo a Venezia dove tempo addietro aveva acquistato un appartamento sul Canal Grande, Eleonora conosce Gabriele D’Annunzio, poeta, scrittore, autore teatrale, l’artista più celebre e osannato d’Italia; stanca della relazione con Boito, scapolo incallito, la donna si illude di trovare finalmente quell’amore appagante e duraturo che cerca da sempre.
Ma il poeta vate non è di sicuro la persona adatta: infedele e bugiardo per natura, viveur sempre in cerca di avventure galanti e incapace di instaurare un rapporto profondo e duraturo con una donna, si rivelerà col tempo un’altra cocente sconfitta.
Tuttavia i due si amano e si stimano artisticamente: ne nasce un profondo sodalizio che condurrà la Duse non solo a interpretare molte eroine dannunziane ma anche a divenire la Musa ispiratrice del grande artista pescarese, cui ispirerà alcune delle opere più riuscite, dalle Laudi a Il Fuoco.
Dopo una convivenza a Settignano, vicino Firenze, nel 1904 giunge la definitiva separazione: un duro colpo per la Duse, che si getta a capofitto nel lavoro.
Che le porta molti altri successi, finché in una tappa americana, dopo essersi troppo a lungo esposta alla pioggia battente, si ammala gravemente: muore il 21 Aprile 1924.
La grande attrice è sepolta ad Asolo, come da lei espressamente chiesto, dopo che Benito Mussolini, sollecitato da D’Annunzio, ne ha fatto traslare la salma in patria concedendole il giusto onore di un funerale solenne celebrato nella chiesa di Santa Maria degli Angeli.