Roma, 14 feb. (askanews) – Primo sì dal Senato al ddl Nordio di riforma della giustizia penale. Il testo che si compone di nove articoli. Ha ricevuto 104 voti a favore e 56 contrari.
Il reato d’abuso d’ufficio spazzato via, il perimetro del traffico di influenze illecite notevolmente ridimensionato e un giro di vite sulla pubblicazione delle intercettazioni. Sono queste le principali misure introdotte dal ddl Nordio che ha incassato il via libera dell’aula del Senato e che ora passa all’esame della Camera.
È l’articolo 1 del disegno di legge firmato dal Guadasigilli a contenere la modifica al codice penale più discussa del provvedimento: l’abolizione dell’abuso d’ufficio, reato commesso da chi abusa del proprio potere mentre ricopre un incarico pubblico e proprio per questo finito da anni nel mirino di sindaci e amministratori locali di tutti gli schieramenti colori politici.
Particolarmente contestato dalle opposizioni anche l’articolo 2, quello che introduce una stretta sulla pubblicazione delle intercettazioni, ammessa “solo nel caso in cui il contenuto delle stesse sia stato riprodotto dal giudice nella motivazione di un provvedimento e venga utilizzato nel corso del dibattimento”, si legge sul portale Altalex. Pertanto per la polizia giudiziaria sarà vietato “riportare nei verbali d’intercettazione i dati relativi a soggetti diversi dalle parti, salvo che risultino rilevanti ai fini delle indagini”, così come “per il giudice è vietato acquisire nello stralcio le registrazioni e i verbali di intercettazione che coinvolgano soggetti diversi dalle parti, salva la dimostrazione della loro rilevanza” e pure per il pubblico ministero “è vietato indicare nella richiesta di misura cautelare i dati personali di soggetti diversi dalle parti coinvolti in conversazioni intercettate, salvo che ciò sia indispensabile per la compiuta esposizione. Stesso divieto è previsto per il giudice nell’ordinanza di misura cautelare”.
Il disegno di legge introduce sempre all’articolo 1 una modifica del reato del traffico di influenze illecite: da un lato sono esclusi tutti casi di “millanteria”, dall’altro viene aumentato il minimo della pena che sale a 1 anno e 6 mesi. Nella nuova configurazione, riporta sempre Altalex, il reato prevede “che le relazioni del mediatore con il pubblico ufficiale debbano essere effettivamente sfruttate e non solo vantate, e debbano essere esistenti e non solo asserite”. Inoltre “l’utilità data o promessa deve essere di natura economica, il denaro o altra utilità deve essere data o promessa per remunerare il pubblico ufficiale o per far realizzare al mediatore una mediazione illecita”.
Il testo apporovato dal Consiglio dei ministri a fine giugno scorso prevedeva anche una ‘stretta’ sulla custodia cautelare in carcere: a stabilirla non sarà più un unico gip, ma un collegio di tre giudici. La misura resterà tuttavia “congelata” per due anni perchè legata all’assunzione straordinaria di 250 nuovi magistrati. Novità anche sull’avviso di garanzia, che dovrà limitarsi a una “descrizione sommaria del fatto” e dovrà essere notificato con modalità a tutela dell’indagato. Per la pubblica accusa, inoltre, non sarà possibile ricorrere in appello contro sentenza di assoluzione per reati a citazione diretta. Infine scatta l’obbligo per il pm di “interrogatorio preventivo” prima che scatti l’arresto dell’indagato.