Nel Luglio del 1831, Giuseppe Mazzini fondò a Marsiglia la Giovine Italia, il cui programma, basato sui due fondamentali principi di Dovere e Progresso, era aperto a tutti, poiché rivolto all’intera Nazione.
La Rivoluzione Francese era stata fondamentale, secondo il pensiero mazziniano, perché aveva giustamente affermato e proclamato i diritti dell’uomo, ma si era fermata a metà strada in quanto i soli diritti non potevano essere sufficienti al progresso morale e politico dei popoli, né potevano bastare alla creazione di stati retti da governi nazionali e democratici.
I diritti dovevano necessariamente essere completati dai doveri per essere efficaci; i doveri, a loro volta, necessitavano di azione e sacrificio, traducendosi, di fatto, nelle insurrezioni popolari contro le tirannie e il dispotismo dei governanti.
Il Dovere, nel pensiero politico di Mazzini, diveniva quindi fede nell’idea della Patria, e si inseriva in una più ampia visione religiosa del mondo, intesa come totale adesione dell’individuo a un’idea superiore.
Gli uomini, spinti da questa volontà superiore e divina a superare naturalmente la propria individualità per integrarsi in una realtà omnicomprensiva ed organica, portavano al Progresso, sintesi di divino e umano,di individuale e nazionale.
La concezione politica di Mazzini era pertanto inscindibilmente legata alla tematica religiosa; popoli e individui ricevono da Dio una missione, che per il popolo italiano consisteva nella realizzazione di Unità, Indipendenza, Libertà, da raggiungere attraverso l’iniziativa popolare, l’autoattività e l’autogoverno, cioè la Repubblica, vista come ideale forma di comando di una Nazione.
Pensiero e azione costituiscono nella concezione politica mazziniana un binomio indispensabile alla formazione di una vera coscienza nazionale; all’Italia spettava pertanto un rinnovamento morale per compiere la propria naturale missione, quella di iniziatrice della resurrezione e confederazione dei popoli.