Roma, 27 mar. (Adnkronos Salute) – L'endometriosi è un'infiammazione cronica benigna caratterizzata dalla presenza di tessuto endometriale, la mucosa che riveste la cavità uterina, al di fuori della sua normale sede. "In Italia siamo all'avanguardia per quanto riguarda le tecniche diagnostiche e per il trattamento. Il nostro Paese vanta infatti eccellenti diagnosti e chirurghi e ospita annualmente uno dei più importanti congressi mondiali sul tema". Poi "serve un approccio olistico alla malattia che comprenda professionisti dei diversi settori, coordinati dalla figura centrale di questo processo che è senz’altro il ginecologo che deve essere, come mi hanno insegnato i miei maestri, i professori Scambia e Mancuso, la figura che accompagna la vita della donna, dall'adolescenza alla vecchiaia, occupandosi della sua salute". Così all'Adnkronos Salute Alfredo Ercoli, professore Ordinario di Ginecologia ed Ostetricia e direttore della Scuola di specializzazione in Ginecologia ed Ostetricia dell'Università degli Studi di Messina e direttore dell'Uoc di Ginecologia ed Ostetricia del Policlinico 'G. Martino' di Messina, in occasione della Giornata mondiale dell'endometriosi che si celebra domani.
"L'endometriosi non è più una patologia misconosciuta come 10-20 anni fa – spiega Ercoli – Si tratta di una patologia molto frequente: si calcola infatti che il 6-10% delle donne ne siano in qualche modo affette, con un picco di incidenza tra i 25 ed i 35 anni. Soprattutto si tratta di una patologia 'subdola', i cui sintomi e segni sono molteplici e complessi e possono manifestarsi con dolore mestruale intenso, mestruazioni particolarmente abbondanti, dolore pelvico cronico soprattutto in fase peri-mestruale, dolore durante i rapporti sessuali o durante la defecazione o la minzione fino ad arrivare all'infertilità, all'affaticamento cronico ed alla depressione. Non esiste una correlazione diretta tra l'estensione della malattia e la gravità dei sintomi".
"La diagnosi tempestiva può quindi risultare difficile. Si può determinare un ritardo diagnostico, anche di anni – sottolinea il chirurgo – in cui la paziente vive sempre peggio la propria condizione, frustrata da un malessere profondo ed invalidante di cui non conosce la causa e a cui non sa dare un nome. E' bene però ricordare che, se è pur vero che la diagnosi certa è solo quella istologica, cioè dopo un intervento chirurgico, è altrettanto vero che il sospetto da cui partire per impostare un piano terapeutico efficace è basato su elementi semplici come l'anamnesi, la visita ginecologica e l'ecografia pelvica eseguiti da professionisti esperti della materia. Sicuramente – sottolinea Ercoli – il problema maggiore che avevamo sull'endometriosi era il ritardo diagnostico. Oggi però, grazie a una buona comunicazione cresciuta negli ultimi anni ed un'accresciuta attenzione in particolare sulla popolazione più giovane e in età fertile, vediamo dei segnali positivi".
A tutela della paziente, negli ultimi anni sull'endometriosi sono stati fatti passi enormi sia in termini di divulgazione, grazie alle associazioni che si impegnano a sostenere l'utenza, sia sotto il profilo legislativo con l'introduzione di questa patologia nell'elenco delle malattie croniche invalidanti del ministero della Salute, riconoscendo così alle pazienti il diritto di usufruire in esenzione di alcune prestazioni specialistiche di controllo. "Da diversi anni – ricorda Ercoli – qui a Messina, grazie all'attenzione di Giovanna Spatari, attuale rettrice dell'ateneo, e del Policlinico universitario 'G. Martino', organizziamo eventi pubblici, nell'università così come sul territorio, nelle scuole e nelle piazze, per fornire informazioni corrette su come riconoscere i sintomi, quando rivolgersi al ginecologo, ma anche offrire all'utenza degli Open day gratuiti, come faremo quest'anno, per fare una diagnosi tempestiva".
Quando parliamo di endometriosi, è essenziale svolgere un percorso corretto che vada dalla diagnosi precoce al trattamento appropriato nel momento giusto, "sia esso medico, con farmaci, dieta e consigli sugli stili di vita – prosegue il docente – o chirurgico, ove è indispensabile la padronanza di tecniche chirurgiche mininvasive complesse da realizzarsi rigorosamente per via laparoscopica o con l'ausilio del robot. Serve tanta ricerca in settori innovativi, come anche nel campo della nutrizione dove si è visto che un'alimentazione mirata con cibi con proprietà anti-infiammatorie e disintossicanti, ricca di fibre e di omega 3, aiuta a ridurre i processi infiammatori. Nel campo della neurofisiologia, per esempio, è fondamentale indagare i meccanismi del dolore cronico che in un 20% dei casi affligge queste pazienti anche dopo essere state operate ed aver asportato tutta la malattia. O ancora nei settori d'avanguardia come lo studio del microbioma e del microbiota e della loro influenza sulla genesi e l'evoluzione della malattia endometriosica".
Tuttavia bisogna tener presente che, per diagnosticare precocemente e correttamente e affrontare al meglio questa patologia, così complessa e difficile da identificare, servono centri specializzati e professionisti esperti. "Non potrò mai scordare il caso di una ragazza giovanissima – racconta Ercoli – che per anni ha sofferto di dolori pelvici così invalidanti da farle abbandonare gli studi e farla chiudere in se stessa sentendosi quasi colpevole di una malattia immaginaria. La vidi una sera, per caso, in occasione di un suo ennesimo accesso in pronto soccorso. Bastò ascoltarla e fare la visita ginecologica con il supporto di una brava collega ecografista per porre il sospetto diagnostico di endometriosi".
"Oggi, a distanza di qualche anno, delle giuste cure mediche che proseguono tutt'oggi e di un importante intervento chirurgico, è una donna serena ed una madre felice", conclude lo specialista.