Giorgia Meloni propone le elezioni politiche anticipate a giugno 2027, con la chiusura della legislatura fissata a marzo dello stesso anno. Tale piano mira a sfruttare l’effetto traino delle amministrative nelle grandi città, dove il centrosinistra è solitamente più forte, sperando di ottenere un vantaggio per il centrodestra: da Roma a Milano, da Napoli a Bologna, da Venezia a Torino saranno molti i capoluoghi che torneranno al voto nella prima metà del 2027. Ed esclusa Venezia, amministrata da una Giunta di centrodestra, si tratta di città a guida Pd e centrosinistra.
Giorgia Meloni e il piano delle elezioni anticipate a giugno 2027
Complessivamente sono oltre duemila i Comuni in cui si è espresso il voto nel 2021 e che rientrano nella tornata della primavera del 2027. I rinnovi delle amministrazioni comunali andate al voto nel 2020/21, durante la pandemia, sono già stati accorpati in due turni: i comuni che hanno votato nel secondo semestre del 2020 voteranno nella primavera del 2026, mentre per quelli che hanno votato nel secondo semestre del 2021 il voto sarà nella primavera del 2027. Il governo sta inoltre valutando una modifica della legge elettorale per i sindaci, abbassando la soglia per il ballottaggio dal 50% al 40% nei comuni con più di 15mila abitanti. Questa misura potrebbe così evitare l’effetto ricomposizione al secondo turno dei partiti del centrosinistra spesso in ordine sparso al primo. L’idea di anticipare le elezioni avrebbe anche l’obiettivo di far restare un’eccezione il voto in autunno, come avvenuto nel 2022 con il voto di settembre seguito alla caduta del governo Draghi. Ne hanno discusso nelle scorse settimane la premier Giorgia Meloni e i leader dei partiti di maggioranza nei frequenti vertici a Palazzo Chigi e l’ipotesi è stata confermata nelle scorse ore anche in una riunione del centrodestra, alla quale era presente anche il ministro leghista Roberto Calderoli proprio sul tema delle comunali.
L’ipotesi delle elezioni anticipate
“Naturalmente per ora è solo un’ipotesi, visto che lo scioglimento delle Camere è prerogativa del Capo dello Stato, ma è chiaro che in questo modo si eviterebbe un’altra campagna elettorale sotto gli ombrelloni e soprattutto si eviterebbe il rischio di una manovra finanziaria da varare in fretta e furia dopo il voto, pena l’esercizio provvisorio”, ha confermato il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi. In parallelo, il referendum confermativo sul premierato potrebbe essere spostato alla primavera del 2028, dopo le elezioni politiche. Questa scelta potrebbe così portare ad evitare il rischio di un verdetto popolare sfavorevole prima della fine della legislatura, come avvenuto nel 2016 con Matteo Renzi e la riforma del Senato. Inoltre, distanzierebbe la consultazione da un’altra riforma costituzionale potenzialmente divisiva, quella sulla separazione delle carriere dei magistrati, che invece la maggioranza vuole portare a termine entro la legislatura. Nel frattempo, l’attenzione per il 2025 si rivolge alle elezioni regionali in Veneto, Toscana, Campania, Puglia e Marche. Uno slittamento al 2026 era stato ipotizzato dal governatore veneto Luca Zaia, per poter essere presente alle Olimpiadi invernali, ma il ministro Roberto Calderoli ha confermato che questa opzione non sarebbe percorribile. Rimane aperta la questione del terzo mandato di Zaia, che dovrà essere risolta attraverso un confronto politico.