Milano, 16 apr. (Adnkronos Salute) – "Il Def 2024 conferma che, in linea con quanto accaduto negli ultimi 15 anni, la sanità pubblica non rappresenta affatto una priorità neppure per l'attuale Governo. In tal senso, la comunicazione pubblica dell'Esecutivo continua a puntare esclusivamente sulla spesa sanitaria in termini assoluti, che dal 2012 è (quasi) sempre aumentata rispetto all'anno precedente, e non sul rapporto spesa sanitaria/Pil, che documenta al contrario un lento e inesorabile declino, collocando l'Italia prima tra i Paesi poveri dell'Europa e ultima del G7 di cui proprio nel 2024 il nostro Paese ha la presidenza". Lo dichiara il presidente Gimbe Nino Cartabellotta, in un'analisi indipendente condotta dalla Fondazione sul Documento di economia e finanza 2024.
"Il Piano di rilancio del Servizio sanitario nazionale elaborato dalla Fondazione Gimbe – ricorda – propone di aumentare progressivamente la spesa sanitaria, con l'obiettivo di allinearla entro il 2030 alla media dei Paesi europei, al fine di garantire il rilancio delle politiche del personale sanitario, l'erogazione uniforme dei Livelli essenziali di assistenza e l'accesso equo alle innovazioni". Invece, "considerato che nel 2022 il gap della spesa sanitaria pro-capite con la media dei Paesi europei ha superato in totale i 47 miliardi – rammenta Cartabellotta – il Def 2024 non pone affatto le basi per ridurlo progressivamente: anzi, il rapporto spesa sanitaria/Pil scende a 6,3% nel 2025-26 e al 6,2% nel 2027, valori inferiori al 2019 (6,4%), confermando che la pandemia non ha insegnato proprio nulla".
"Il perseverante definanziamento pubblico aumenterà la distanza con i Paesi europei e affonderà definitivamente il Ssn – prospetta il presidente del Gimbe – compromettendo il diritto costituzionale alla tutela della salute delle persone, in particolare per le classi meno abbienti e per i residenti nelle regioni del Sud".