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Nel 1990 il 22enne era uscito di casa per andare dalla fidanzata, ma è stato ucciso e gettato in un lago.
Nelle indagini sono stati commessi molti errori
Gianluca Bertoni, la verità a 30 anni dall’omicidio di Somma: undici sospetti
Era la sera del 7 dicembre 1990, quando il 22enne di Somma Lombardo era uscito di casa per raggiungere la fidanzata. Non è mai arrivato, è stato ucciso con un colpo in testa e il suo corpo è stato gettato nel lago. Questo caso è diventato un “cold case”, pieno di misteri. Ci sono stati undici sospettati e nessun colpevole.
Il fascicolo è aperto perché la richiesta di archiviazione del 2017 non ha avuto risposta. Al suo interno ci sono verbali, intercettazioni, analisi della scena del crimine, sopralluoghi e biografie dei sospettati, ma ci sono stati anche tanti errori, che potevano essere risolti grazie alla tecnologia. I sacchi di plastica, il nastro adesivo e il masso erano gli oggetti che hanno portato alla morte Gianluca Bertoni, ma qualcosa non torna. Il casdavere era riaffiorato dalle acque, aprendo a tutti gli effetti quello che è diventato un “cold case”.
Gianluca Bertoni, omicidio di Somma: le relazioni
Dopo un mese dalla scomparsa di Gianluca, uscito per raggiungere l’abitazione della fidanzata Barbara, e dal ritrovamento il giorno seguente della sua Opel Rekord bruciata vicino al lago dei Margin, il padre Gianfranco ha iniziato a pensare ad un sequestro. Ha trascorso il tempo vicino al telefono, convinto che i rapitori avrebbero chiamato. Gianluca Bertoni è stato fermato, fatto scendere dalla macchina e catturato. Probabilmente è stato trasferito su un’altra macchina ed è stato portato in un bosco frequentato da eroinomani, per una vendetta, una punizione, probabilmente perché sapeva qualcosa che non avrebbe dovuto sapere.
Frequentava lo stesso maneggio che frequentava il pregiudicato Maurizio Zanni, che era già in galere per omicidio. Se questa fosse l’ipotesi corretta, si sarebbe trattato di un sequestro senza richiesta di riscatto. Gli inquirenti rimandarono l’origine dell’omicidio ad una relazione (presunta) o ad un corteggiamento con la fidanzata di uno della famiglia Scordato, che ha controllato a lungo il territorio. Potrebbe, quindi, essere stato ucciso per uno “sgarro”.
Gli interrogatori potrebbero essere una sequenza di bugie.
La ragazza in questione si era presentata dai carabinieri per accusare due fratelli innocenti, per poi discolparli, mostrando un corpo pieno di ferite, e spiegando di aver agito “costretta da altre persone“, ma non si sa quali. La donna ha portato con sé questo segreto, si è trasferita in Emilia Romagna e poi è tornata in zona. Anche la zia sapeva qualcosa ed era stata smentita dalle incercettazioni. Ci sono state rivelazioni da parte loro e degli Scordato.
Collaboratori di giustizia e confidenti del capofamiglia Giovanni, che è deceduto, con una fedina penale ricca, hanno svelato che si vantava di indossare il montone di Gianluca, che gli era stato tolto prima di gettarlo nel lago.
Gianluca Bertoni, indagini: le prove cancellate
I tre reperti sono stati eliminati, ma non sono state cancellate le tracce. L’assassino ha dimenticato un coltello a scatto di colore nero a bordo della barca di legno usata per trasportare il corpo al largo.
Altri elementi della scena del crimine, inviati in altre sedi d’Italia, sembrano essere spariti. Capire se si possono ancora trovare sarebbe importante, soprattutto per la famiglia di Gianluca. Procura e carabinieri di Varese potrebbero dare delle risposte. I genitori di Gianluca, Giancarlo e Laura, non hanno mai voluto un avvocato. La scelta è stata dovuta alla fiducia nelle istituzioni, che dovrebbero seriamente dare delle risposte a questa famiglia.