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La tregua tattica imposta dall’esercito israeliano avrà una finestra di undici ore e consentirà l’ingresso degli aiuti attraverso il valico di Kerem Shalom.
Avrà luogo ogni giorno fino a nuovo ordine.
Israele annuncia una pausa tattica nel sud di Gaza
L’esercito israeliano ha annunciato una “pausa tattica giornaliera nell’attività militare” in parte della Striscia di Gaza meridionale per consentire la consegna di maggiori quantità di aiuti umanitari. Lo stop nei combattimenti inizierà nell’area di Rafah alle 8 del mattino e rimarrà in vigore fino alle 19. L’obiettivo è quello di permettere ai camion dei rifornimenti di raggiungere il vicino valico di Kerem Shalom, controllato da Israele e principale punto di ingresso per gli aiuti umanitari, e di viaggiare in sicurezza verso l’autostrada Salah a-Din, una delle arterie cardine dell’enclave.
Numerose perdite israeliane e palestinesi
L’IDF ha reso noto che la pausa è stata coordinata con le Nazioni Unite e le agenzie di aiuto internazionali. L’annuncio è arrivato sabato, poco dopo la notizia di due soldati israeliani uccisi nel nord di Gaza. Lo stesso giorno altri otto erano morti in un’esplosione che ha travolto il loro veicolo blindato a Rafah. Le pesanti perdite contribuiscono ad alimentare la richiesta di un cessate il fuoco.
Sempre sabato almeno 19 palestinesi sono stati uccisi negli attacchi di Tel Aviv. Dall’inizio dell’offensiva israeliana sul territorio hanno perso la vita almeno 37.296 persone, secondo le stime del ministero della Sanità di Gaza.
Gli aiuti umanitari sono insufficienti
Dal 6 maggio al 6 giugno, le Nazioni Unite hanno inviato una media di 68 camion di aiuti al giorno, secondo i dati forniti dall’OCHA, l’ufficio per gli affari umanitari dell’Onu.
Si tratta di un notevole calo rispetto ai 168 al giorno di aprile e soprattutto rispetto ai 500 camion al giorno di cui si avrebbe effettivamente necessità a Gaza. Il flusso di aiuti nel sud è diminuito proprio quando il bisogno umanitario è cresciuto. Più di un milione di palestinesi, molti dei quali già sfollati, è fuggito da Rafah dopo l’invasione, affollandosi in altre zone della Gaza meridionale e centrale. La maggior parte di loro ora vive in tendopoli improvvisate.