Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha aperto uno spiraglio sul rilascio degli ostaggi trattenuti da Hamas, parlando di una “possibilità concreta” per un accordo. Durante una visita alla base aerea di Tel Nof, Katz ha dichiarato che riportare a casa gli ostaggi è una priorità assoluta per il governo israeliano, aggiungendo che la crescente pressione su Hamas potrebbe finalmente portare a un’intesa.
Nel frattempo, una delegazione israeliana guidata dal capo dello Shin Bet, Ronen Bar, è attesa al Cairo per negoziati finalizzati a ottenere un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza.
Gaza sotto i raid: vittime tra i più deboli
Nonostante le trattative, i raid israeliani su Gaza continuano senza sosta. Ieri sera, un attacco aereo nella zona di al-Muwasi ha provocato 21 morti tra i profughi, mentre altre cinque persone, tra cui quattro bambini, sono rimaste uccise a Nuseirat, dove un drone ha colpito una fila di persone che attendevano cibo in una cucina comunitaria. Le violenze si estendono anche alla Cisgiordania, dove gruppi di coloni israeliani hanno incendiato edifici e veicoli palestinesi in risposta allo sgombero di un avamposto illegale vicino Nablus. La situazione sul campo resta critica, con un bilancio umano drammatico che offusca ogni speranza di pace.
Trump minaccia l’inferno per chi non libera gli ostaggi
Mentre Israele spinge per il rilascio degli ostaggi, il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, ha lanciato un avvertimento durissimo ai loro sequestratori. Se entro il 20 gennaio, data del suo insediamento, gli ostaggi non saranno liberati, Trump ha promesso “l’inferno in Medio Oriente” per i responsabili.
Le sue dichiarazioni arrivano in un momento di tensione crescente, con la rivelazione che un altro ostaggio americano-israeliano, Omer Neutra, ucciso durante l’attacco di Hamas del 7 ottobre, è stato confermato morto. La pressione internazionale aumenta, ma la strada verso una soluzione resta incerta.