Piazza San Pietro è piena. Un mare di volti, bandiere, mani che si alzano. I 400 mila arrivati da ogni angolo del mondo si stringono in un silenzio che pesa. Poi, quando il cardinale Giovanni Battista Re prende la parola, ecco gli applausi.
Papa Francesco, significato profondo nell’omelia: il richiamo alla pace scuote San Pietro
Prima brevi, quasi trattenuti. Poi più forti. Esplodono davvero quando Re, nel cuore dell’omelia, ricorda davanti ai grandi della Terra l’impegno di Papa Francesco per la pace.
«Di fronte all’infuriare delle tante guerre di questi anni…», dice il decano del Sacro Collegio, «Papa Francesco ha incessantemente elevato la sua voce, implorando la pace». Scuote la piazza. Racconta di trattative mancate, di speranze spezzate. Di come Francesco, sempre, chiedesse ragionevolezza, onestà, un’ultima trattativa prima che fosse troppo tardi. Perché la guerra – si ostinava a ripetere – è solo distruzione. Solo morte.
E in fondo, come dargli torto? L’omelia del cardinale Re ha svelato il significato più profondo del pontificato di Papa Francesco, intrecciando memoria, impegno per la pace e fraternità universale.
Il cardinale Re, 91 anni e una voce che non tentenna, snocciola i ricordi di un pontificato che ha scavato in profondità. Papa Francesco che costruisce ponti. Francesco che abbatte muri. Francesco che non si ferma davanti alla fatica, né al dolore. «Nonostante la sua fragilità», sottolinea Re, «ha scelto di donarsi fino all’ultimo giorno».
Il significato dell’omelia per Papa Francesco: dalla rivoluzione silenziosa all’ultimo abbraccio con il mondo
Quando il Papa salì al soglio di Pietro e scelse il nome Francesco, fu chiaro a tutti: non era solo un nome. Era un programma. Una promessa. E una rivoluzione silenziosa.
C’è spazio anche per le immagini più vive. Lampedusa. Lesbo. Il confine tra Messico e Stati Uniti. Gli ultimi viaggi in Asia e Oceania, dove il mondo sembra quasi finire. Francesco c’era. Sempre.
La parola che ritorna è una: fraternità. Vibrante, ostinata, necessaria. Nell’enciclica Fratelli tutti, nel Documento di Abu Dhabi. Un’idea semplice. Eppure immensa: tutti figli dello stesso Dio.
Poi la chiusura, che stringe il cuore. Le parole che Francesco ripeteva sempre: «Non dimenticatevi di pregare per me». E ora? Ora è la folla che, in piedi, gli restituisce quella richiesta. Lo invoca. Gli chiede, dal cielo, di non smettere di proteggere la Chiesa, Roma, il mondo intero.
Un ultimo abbraccio. Come quello, appena domenica scorsa, dal balcone della Basilica. Un addio che non è proprio un addio.
E mentre il sole scivola su San Pietro, scrosciano ancora gli applausi. Caldi. Veri. Come lui.