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La fuga di Marco Raduano: un piano ben congegnato
La fuga di Marco Raduano, noto boss della mafia garganica, è stata un’operazione pianificata nei minimi dettagli. Evadere dal carcere di Nuoro sembrava un obiettivo alla portata, ma la realtà si è rivelata ben diversa. Raduano, il giorno della fuga, si calò con un lenzuolo dal muro di cinta del carcere di Badu ‘e Carros, ma non trovò la staffetta che avrebbe dovuto prelevarlo. Questo imprevisto ha segnato l’inizio di una serie di eventi che avrebbero portato a un’importante operazione della Direzione Distrettuale Antimafia (Dda).
Il fermo di Daniele Peron: un colpo al piano di fuga
Il favoreggiatore di Raduano, Daniele Peron, era stato mandato a Nuoro da Marco Rinaldi, parente del boss, per aiutarlo nella fuga. Tuttavia, un controllo della polizia ha fermato Peron poco prima che potesse raggiungere Raduano. Questo arresto ha innescato un’indagine che ha portato alla luce una rete di favoreggiatori e complici, culminando in 21 arresti tra Sardegna, Puglia, Veneto e Corsica. La Dda di Cagliari, in collaborazione con la Dda di Bari, ha dimostrato come la mafia garganica fosse attivamente coinvolta in attività illecite, tra cui il traffico di droga.
Le conseguenze dell’operazione: un colpo alla mafia garganica
Oltre a Raduano, sono stati arrestati numerosi complici, tra cui un agente penitenziario e diversi membri della banda. L’operazione ha rivelato non solo la rete di favoreggiatori, ma anche un sistema di traffico di droga che operava in diverse regioni italiane. La Dda ha sottolineato l’importanza di questo intervento, che ha messo in evidenza la capacità della mafia di infiltrarsi nel tessuto sociale e criminale del paese. La cattura di Raduano, avvenuta in Corsica dopo un lungo periodo di latitanza, rappresenta un passo significativo nella lotta contro la mafia.