Argomenti trattati
Un tragico incidente a Milano
Il 11 dicembre, Milano è stata teatro di un tragico incidente che ha portato alla morte di Rocìo Espinoza Romero, una donna peruviana di 34 anni. La vittima stava attraversando la strada con un passeggino contenente i suoi gemelli di 18 mesi, quando è stata investita da un tir guidato da Francesco Monteleone, un giovane di 24 anni. L’incidente, avvenuto sulle strisce pedonali, ha scosso la comunità locale e sollevato interrogativi sulla responsabilità degli automobilisti e sulla sicurezza stradale.
La fuga dell’autista e le indagini
Dopo l’impatto, Monteleone ha tentato di fuggire, ma è stato arrestato dalla polizia locale. Il gip Alberto Carboni ha convalidato il fermo e disposto gli arresti domiciliari per il giovane, accusato di omicidio stradale con l’aggravante dell’omissione di soccorso. Durante l’interrogatorio, Monteleone ha scelto di non rispondere, dichiarando di essere ancora troppo provato dall’accaduto. Tuttavia, le prove raccolte dagli inquirenti suggeriscono che fosse consapevole di aver investito una persona e che, preso dal panico, abbia cercato di contattare il padre subito dopo l’incidente.
Le prove contro l’autista
Le indagini hanno rivelato che Monteleone ha effettuato quattro chiamate al padre in rapida successione, pochi minuti dopo l’incidente. Questo comportamento, secondo il gip, non può essere considerato casuale e indica una chiara consapevolezza della gravità della situazione. Inoltre, un testimone ha riferito di aver suonato il clacson per avvisare l’autista, mentre un video ha immortalato Monteleone che si fermava brevemente dopo l’impatto, dimostrando che si era reso conto di quanto accaduto. Nonostante ciò, ha deciso di scappare, un atto che il giudice ha definito come un segno di insensibilità verso le conseguenze delle sue azioni.
Il gip ha sottolineato che le esigenze cautelari possono essere soddisfatte con gli arresti domiciliari, limitando così la libertà di circolazione dell’indagato e prevenendo ulteriori episodi simili. La decisione di non concedere la libertà provvisoria è stata motivata dalla gravità del reato e dalla possibilità di reiterazione. Questo caso ha riacceso il dibattito sulla sicurezza stradale e sull’importanza di rispettare le norme di comportamento alla guida, specialmente in prossimità delle strisce pedonali. La comunità milanese si interroga su come prevenire tragedie simili in futuro e su quali misure adottare per garantire la sicurezza di pedoni e ciclisti.