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La Ford annuncia tagli per 4.000 posti di lavoro in tre anni negli stabilimenti in Germania e nel Regno Unito: è crisi per l’industria delle auto in Europa e rischia di aggravarsi, con pesanti conseguenze. “In Europa manca un’agenda chiara per far avanzare la mobilità elettrica”, questa l’osservazione del capo delle finanze, John Lawler, che chiede maggiori incentivi sull’acquisto e obiettivi di decarbonizzazione più flessibili, al fine del raggiungimento della transizione verso la mobilità elettrica.
Crisi industria delle auto: la Ford che annuncia tagli in Europa e i sindacati che protestano
Una crisi, quella dell’industria delle auto, che colpisce tutti i principali Paesi europei, compresa l’Italia. Proprio ieri, Stellantis ha annunciato la cassa integrazione per lo stabilimento di Termoli dal 16 al 22 dicembre, che coinvolgerà le linee di produzione dei motori a combustione Gse e V6. Anche altri impianti sono coinvolti, come quelli di Pomigliano e Cassino. A tal proposito, i sindacati Fim, Fiom e Uilm hanno richiesto un incontro urgente con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, per discutere la crisi del settore, minacciando manifestazioni sotto Palazzo Chigi, se inascoltati.
Urso e la crisi dell’industria delle auto: “Il problema? L’Europa e le sue folli regole”
Ecco che il governo italiano, nella persona del Ministro delle Imprese Adolfo Urso, promette di portare in Europa la questione della revisione dei target degli obiettivi di riduzione della CO2. “Il problema è l’Europa e le sue folli regole”, ha affermato Urso. Dal prossimo anno scatterà il primo vincolo di decarbonizzazione della flotta, che secondo il Ministro delle Imprese starebbe spingendo le case ad effettuare alcuni tagli sulla produzione di auto “tradizionali”, al fine di non non incorrere in multe di miliardi.
In Germania la Volkswagen minaccia la chiusura di tre stabilimenti
In Germania, la crisi si è abbattuta anche sulla Volkswagen, maggiore produttore del Continente che, a causa di una produttività in eccesso rispetto alla domanda, per la prima volta in 87 anni paventa la chiusura di tre stabilimenti. Proprio ieri il sindacato nazionale dei metalmeccanici IG Metall e quello interno, hanno presentato all’azienda un piano di risparmi da 1,5 miliardi di euro, proponendo anche la disponibilità alla rinuncia di bonus in busta paga, al fine di evitare che gli impianti vengano chiusi, e minaccia una vera e propria battaglia sindacale in caso di esito negativo. In un messaggio interno ai dipendenti un dirigente si dimostra aperto alla possibilità di accogliere questi sacrifici, anche se rimane da escludere la possibilità dello spegnimento delle fabbriche.