La recente polemica sul redditometro ha riacceso il dibattito sul fisco proprio mentre il governo si appresta a definire la prossima manovra economica per il 2025.
Fisco e il concordato preventivo per gli autonomi: come funziona
L’esecutivo dovrà trovare risorse per finanziare il taglio del cuneo fiscale e la riforma dell’Irpef, puntando in particolare sulla lotta all’evasione fiscale tra i contribuenti autonomi.
Il Ministero dell’Economia ha rilevato che delle 2,7 milioni di Partite Iva, oltre la metà (55,9%) è considerata inaffidabile con un Indice sintetico di affidabilità (Isa) inferiore a 8. Questi contribuenti dichiarano un reddito medio di 22mila euro a fronte di ricavi di 294mila euro, mentre quelli affidabili dichiarano in media 78mila euro su ricavi di 365mila euro.
Per contrastare l’evasione fiscale, il governo ha introdotto il concordato preventivo, attivo da ottobre.
Fisco, come funziona il concordato preventivo per gli autonomi
Questo strumento permette all’Agenzia delle Entrate di proporre un reddito imponibile per due anni che il contribuente può accettare entro il 15 ottobre, ottenendo in cambio minori controlli. Il successo del concordato preventivo dipenderà dalla partecipazione dei contribuenti, con stime che prevedono un recupero fino a 2 miliardi di euro all’anno.
Tuttavia, il timore di controlli mirati potrebbe scoraggiare l’adesione di alcuni contribuenti, specialmente quelli che evadono più del previsto. La Corte dei Conti evidenzia che le probabilità di essere sottoposti a controlli fiscali sono molto basse, pari al 4%.
Le risorse recuperate dal concordato preventivo contribuiranno solo parzialmente a finanziare le misure economiche, come il taglio del cuneo fiscale e la riforma dell’Irpef, che richiedono complessivamente oltre 21,7 miliardi di euro.