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Firenze, donna cammina con i tacchi in appartamento: si apre un caso legale

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A Firenze, il continuo rumore dei tacchi in un appartamento è diventato insostenibile: dopo mesi di tensioni, il Tribunale si pronuncia.

Quando il rumore diventa intollerabile, anche il passo di una vicina può trasformarsi in un problema giudiziario. È quanto accaduto a Firenze, dove il continuo calpestio di tacchi all’interno di un appartamento ha generato un’escalation di malumori e stress, culminata in un’azione legale. A lamentarsi è stata una donna di Sesto Fiorentino, esasperata dai rumori provenienti dall’abitazione.

Un’insofferenza crescente che, dopo mesi, ha trovato voce in un’aula di Tribunale.

Firenze, rumore eccessivo con i tacchi in appartamento: il caso arriva in Tribunale

Il contenzioso legale ha preso avvio nel 2018, in seguito alla ristrutturazione dell’appartamento al piano superiore. In quell’occasione, la proprietaria aveva sostituito il vecchio rivestimento del pavimento con uno in gres porcellanato. Nonostante una prima disposizione del giudice che imponeva l’uso di tappeti o moquette per attutire i suoni.

La donna avrebbe provveduto a sistemare 17 tappeti, ma i disturbi acustici sono proseguiti. In sua difesa, la vicina ha attribuito la responsabilità alla scarsa insonorizzazione dell’edificio. Tuttavia, i giudici hanno stabilito che spettava a lei adottare misure efficaci per ridurre l’impatto sonoro. È emerso inoltre che i tappeti non sarebbero stati posizionati in modo adeguato, contribuendo così al persistere del problema.

Nel frattempo, l’inquilina del piano sottostante ha dichiarato di aver vissuto una condizione di forte disagio emotivo, culminata in una diagnosi di ansia cronica. Dopo un lungo periodo di tolleranza, ha scelto di intraprendere un’azione legale, sostenendo che i continui rumori provenienti dall’appartamento, spesso avvertiti anche durante la notte, le avessero provocato un serio disturbo psicologico.

Firenze, rumore eccessivo con i tacchi in appartamento: la decisione dei giudici

Sebbene la richiesta di risarcimento iniziale ammontasse a 26 mila euro, il Tribunale ha accolto solo parzialmente le istanze della donna, stabilendo un indennizzo di 10 mila euro. La somma è stata riconosciuta come compensazione per il disagio psicologico e i danni alla qualità della vita derivanti dall’esposizione prolungata a rumori molesti.

I giudici hanno ritenuto fondate le lamentele sull’impatto del disturbo acustico, pur ridimensionando l’entità del danno rispetto a quanto richiesto.