La cifra sfiora i 200 milioni di euro di introiti da spartire tra Silvio e la discendenza al timone Mediaset, Mediolanum e Mondadori. Mentre il resto dell’editoria va a rotoli e il mondo dello spettacolo è in tumulto per i tagli devastanti al Teatro, nonostante i ricavi dell’azienda del premier siano stati danneggiata dal 2009, anno fatidico per l’economia mondiale, la casata Berlusconi continua a raccogliere quello che si è seminato, soprattuto in politica, a quanto pare.
Secondo Repubblica e il Sole24ore il presidente del consiglio intascherà un assegno da 125 milioni di euro; il premier possiede infatti il 60% della holding e dunque può essere ancora ben felice dei suoi guadagni; certo, la cifra poteva essere più cospicua ma, si sa, la crisi ha rovinato un po’ tutti.
Queste notizie, da molti anni all’ordine del giorno, non provocano più da molte legislature quelle reazioni (pur augurabili) che sembrano ormai sepolte nelle tombe dell’assuefazione e della disinformazione.
Quanta nostalgia per quel tema abbandonato, dimenticato, calunniato, che era il conflitto di interessi! Ogni tanto rivanghiamola questa insulsa polemica, ricordandoci che quel conflitto è stato risolto soltanto dal silenzio; i soldi continuano a entrare nelle tasche di una sola persona che ha il monopolio dei nostri soldi, delle nostre teste e del nostro silenzio.