Tre giorni fa, Salvini ha lanciato sui suoi social un sondaggio sul fine vita, suscitando una risposta significativa. La grande maggioranza degli utenti leghisti ha espresso parere favorevole alla regolamentazione di questa pratica.
Fine vita, Salvini lancia sondaggio: maggioranza favorevole alla regolamentazione
“Sarebbe giusto, secondo te, che il Parlamento approvasse una legge sul fine-vita, per stabilire criteri, modi e tempi per permettere ai malati terminali di decidere, in piena coscienza, di porre fine alla propria esistenza?”, chiede Salvini ai suoi follower.
Il sondaggio, proposto dal vicepremier, ha suscitato un ampio riscontro: su Facebook ha raggiunto 657.595 persone, con 8.847 like e 6.349 commenti, mentre su Instagram ha raggiunto 724.218 persone, con 8.447 like e lo stesso numero di commenti.
Il motivo dietro questa domanda non è del tutto chiaro: potrebbe trattarsi di una mossa strategica per sostenere il governatore veneto Luca Zaia, impegnato nell’attuazione di un regolamento che segua la sentenza del 2019 sul fine vita, o di un tentativo di appoggiare la Lombardia, dove recentemente si è verificato il primo caso di suicidio assistito. Sta di fatto che il tema del fine vita è da tempo al centro di discussioni politiche e legali, e ha riacceso il dibattito pubblico dopo che la Toscana è diventata la prima regione in Italia ad approvare una legge sul suicidio assistito.
La legge sul fine vita e la posizione del governo
Il sondaggio di Salvini riflette l’opposizione del centrodestra alla legge toscana sul suicidio assistito. Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno votato contro, ritenendo la legge incostituzionale e fonte di incertezze legali. Simona Baldassarre, responsabile del dipartimento Famiglia della Lega, ha dichiarato:
“La legge approvata dalla Toscana sul suicidio assistito è probabilmente incostituzionale e sarà oggetto di mille ricorsi. Un tema così delicato non dovrebbe essere regolato in modo frammentato dalle singole Regioni, creando solo confusione normativa e rischi per le persone più fragili. Invece di potenziare l’assistenza e le cure palliative, questo di competenza delle Regioni, si è deciso di aprire una pericolosa strada che alimenterà solo incertezze e divisioni, senza offrire vere risposte a chi soffre”.