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Figlio di La Russa accusato di violenze: la difesa del padre scatena reazioni politiche

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Il caso La Russa ricorda quello del figlio di Beppe Grillo, accusato di stupro. Ecco le reazioni politiche alle difese del padre.

Il caso La Russa si ingrossa, man mano che trapelano indiscrezioni. Alle difese del padre sono seguite le immediate scuse. Ma questo non è bastato a contenere il fiume di reazioni e indignazioni politiche da parte di esponenti delle opposizioni.

La giostra delle dichiarazioni ha cominciato a girare appena il presidente del Senato, Ignazio La Russa ha difeso il figlio Leonardo Apache accusato di violenze sessuali contro una ragazza 22enne della Milano bene. Il presidente aveva gettato dubbi sulle modalità e i tempi con cui la presunta vittima ha presentato denuncia. “Di sicuro lascia molti interrogativi una denuncia presentata dopo 40 giorni dall’avvocato estensore”, aveva commentato in un primo momento, accusando la ragazza di aver assunto cocaina smarrendo la memoria.

Poi sono arrivate le precisazioni: “Non accuso nessuno”. Ma la sensazione è che La Russa abbia reagito da padre, proprio come accadde a Beppe Grillo quando difese il figlio Ciro dalle pesanti accuse di stupro.

Figlio di La Russa accusato di violenze: tutte le reazioni politiche

“Al di là delle responsabilità del figlio, che sta alla magistratura chiarire, è disgustoso sentire dalla seconda carica dello Stato parole che minano la credibilità delle donne che denunciano una violenza sessuale a seconda di quanto tempo ci mettono, o sull’eventuale assunzione di alcol o droghe, come se questo facesse presumere automaticamente il loro consenso”, ha aperto il fuoco per prima la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein.

“Il presidente del Senato – ha accusato Schlein – non può fare vittimizzazione secondaria. È per questo tipo di parole che tante donne non denunciano per paura di non essere credute. Inaccettabile da chi ha incarichi istituzionali la legittimazione del pregiudizio sessista”.

Le ha fatto eco Angelo Bonelli (AVS – Europa Verde): “Questa non è la Repubblica dei Fratelli d’Italia che decidono sostituendosi alle leggi dello Stato e alla Magistratura”.

Il segretario di +Europa Riccardo Magi suggerisce a La Russa un “dignitoso silenzio” e precisa: “ognuno è innocente fino al terzo grado di giudizio e capisco anche il dolore di un padre nel leggere certe accuse”, ma “Ignazio La Russa non è solo un padre, è anche il presidente del Senato. Soprattutto non è un magistrato, né un organo inquirente. Per questo nella nota che ha diffuso è alquanto preoccupante che abbia già chiuso il caso: ha interrogato il figlio, ne ha decretato l’innocenza, mentre la testimonianza della ragazza non è attendibile perché drogata. Per il ruolo che svolge, sarebbe stato meglio un dignitoso silenzio. Questa è invece un’ingerenza intollerabile da parte della seconda carica dello Stato verso chi sta svolgendo le indagini”.

Il deputato Alessandro Zan, autore della legge contro le discriminazioni affossata in parlamento, trova “sconcertante” che “la seconda carica dello Stato libera il figlio da ogni responsabilità, indagato in una vicenda delicata, di fatto pressando forze dell’ordine e magistratura e alimenta la narrazione tossica e perversa di colpevolezza delle vittime di violenza sessuale”.

La Russa chiarisce: “Credo a mio figlio”

Al fuoco di fila ha cercato di difendersi La Russa chiarendo di essere stato “frainteso”. “Lo dico sinceramente. Io non accuso nessuno e men che meno la ragazza. Semplicemente, da padre, dopo averlo a lungo sentito, credo a mio figlio. Per il resto, sottolineo il mio rispetto per gli inquirenti e il desiderio che facciano chiarezza il più celermente possibile. Leonardo ha nominato un suo difensore e da ora toccherà a quest’ultimo decidere se e quando intervenire”.