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Secondo le stime della ricerca “Situazione contributiva e futuro pensionistico dei giovani”, realizzata dal Consiglio Nazionale dei Giovani assieme a Eures nel 2023, i giovani andranno in pensione a 74 anni.
Tuttavia, a preoccupare è anche un’altra questione: chi pagherà queste pensioni?
Il pensiero di Beppe Gandolfo sulle pensioni dei giovani di oggi
Il giornalista italiano Beppe Gandolfo, come riportato dal quotidiano targatocn.it, riflette sulle prospettive di pensione del proprio figlio e di conseguenza dei giovani di oggi:
“Leggo che la città di Lagos, la più grande della Nigeria, negli anni Cinquanta aveva 300mila abitanti, oggi ne ha 17 milioni e nel 2050 arriverà a 50 milioni.
A tal proposito, la popolazione del continente africano si avvicinerà sempre più ai Paesi d’Europa e d’Italia. Di conseguenza, Gandolfo si sofferma su un’altra riflessione:
“Saranno queste popolazioni a versare i contributi per pagare le pensioni ai nostri figli?”.
Figli e pensioni: un fenomeno allarmante
Per i giovani di oggi la pensione sembra essere sempre più lontana: un trentenne che ha iniziato a lavorare da poco potrà ritirarsi dal lavoro tra i 66 anni e 9 mesi e i 74 anni d’età, purché abbia maturato almeno 20 anni di contributi.
Per fine anno sono in scadenza le misure di pensionamento anticipato, dunque, vedremo se il 2025 porterà buone notizie a riguardo. Tuttavia, bisogna sempre fare i conti con i fondi disponibili che lasciano poco spazio ai cambiamenti.
Il valore delle pensioni
Le proiezioni sul valore delle pensioni atteso nei prossimi decenni è decisamente preoccupante per i lavoratori dipendenti che oggi hanno meno di 35 anni.
Se la permanenza si protraesse fino al 2057, determinando un ritiro quasi a 74 anni (73,6), l’importo dell’assegno pensionistico ammonterebbe a 1.577 euro lordi mensili. Mentre, per i lavoratori in partita iva (sempre con permanenza fino al 2057 e un ritiro a 73,6 anni) l’importo dell’assegno pensionistico ammonterebbe a 1.650 euro lordi mensili.