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Strage di Fidene, la sentenza di ergastolo per Claudio Campiti: cosa ha detto prima del giudizio

Claudio Campiti ergastolo

L'11 dicembre 2022, Claudio Campiti ha ucciso quattro donne durante una riunione del consorzio Valleverde. Oggi è stato condannato all'ergastolo.

La strage di Fidene, avvenuta l’11 dicembre 2022, ha scosso profondamente la comunità. Durante una riunione del consorzio Valleverde, Claudio Campiti ha aperto il fuoco, uccidendo quattro donne. L’atto di violenza, inspiegabile e tragico, ha portato oggi alla condanna all’ergastolo, pronunciata dalla prima Corte d’Assise di Roma. Un verdetto che chiude un capitolo doloroso, ma non cancella il ricordo delle vittime e del trauma subito dalle famiglie.

La strage di Fidene e la morte di 4 donne

Il tragico evento si è verificato l’11 dicembre 2022, quando Campiti ha sparato durante un incontro del consorzio Valleverde, organizzato in un gazebo di via Monte Gilberto. Le vittime erano Nicoletta Golisano, Elisabetta Silenzi, Sabina Sperandio e Fabiana De Angelis.

Il pubblico ministero Giovanni Musarò, ora alla Direzione Nazionale Antimafia, aveva richiesto l’ergastolo per l’imputato, una pena che era stata sollecitata anche dall’accusa. Questo giudizio è arrivato dopo che i giudici della Corte d’Assise avevano respinto, lo scorso novembre, la richiesta di perizia psichiatrica avanzata dalla difesa di Campiti.

“Claudio Campiti è una persona pericolosa, lucida, che può organizzarsi per ottenere ciò che vuole. Siamo in presenza, dal punto di vista psichiatrico, di un soggetto affetto da disturbo della personalità di tipo paranoide, una forma patologica”, sottolinearono i medici che lo visitarono.

L’uomo era imputato per omicidio aggravato dalla premeditazione e da motivi futili, tentato omicidio nei confronti di altre cinque persone e lesioni personali a causa del trauma psicologico subito dai sopravvissuti.

Strage di Fidene, ergastolo per Claudio Campiti

I giudici della Corte d’Assise che hanno condannato Claudio Campiti all’ergastolo per la strage di Fidene, con l’isolamento diurno per tre anni, hanno anche inflitto una pena di tre mesi (sospesa) per omessa custodia all’allora presidente della Sezione Tiro a Segno Nazionale di Roma, dove il killer aveva prelevato l’arma usata per gli omicidi. Un dipendente dell’armeria del poligono di tiro è stato, invece, assolto.

In aula, gli investigatori hanno ricostruito le fasi della strage, analizzando il video ripreso dalla telecamera di videosorveglianza del gazebo. Hanno spiegato che, dopo i primi spari, la pistola si è inceppata, ma Campiti l’ha prontamente ‘riparata’ scarrellando l’arma, per poi riprendere a sparare. Ha continuato a colpire le vittime fino a quando, dopo aver girato, ha ucciso un’altra persona e un condomino gli si è avventato addosso. A quel punto, Campiti gli ha sparato al viso, colpendolo di striscio.

La strage è apparsa pianificata, come emerso dalla perquisizione: nella felpa di Campiti sono stati trovati 55 proiettili, altri 100 nella tasca dei pantaloni e un secondo caricatore con 13 proiettili. Inoltre, aveva un cellulare senza sim e batteria, custodite separatamente, insieme a due tessere rilasciate dalla sezione di Roma del Tiro a Segno Nazionale.

Un carabiniere ha riferito che nel portafoglio di Campiti c’erano 535 euro in banconote e un foglio manoscritto con la data “11-12-2022” e l’indicazione “spazio antistante ‘il Posto giusto’ via Monte Giberto”. Al polpaccio, Campiti aveva un coltello da sub. Inoltre, aveva lasciato tre zaini all’esterno, tutti recuperati. In uno di essi è stato trovato un passaporto, una busta con 5700 euro, medicinali e la carta di circolazione di una Ford Ka, poi rinvenuta poco distante su via Monte Giberto e sequestrata.

Strage di Fidene, ergastolo per Claudio Campiti: cosa ha detto prima della sentenza

Questa mattina, prima della sentenza, Claudio Campiti ha preso la parola, dichiarando di non aver ucciso per futili motivi. Poi, ha aggiunto:

“Io personalmente non sono contento per le persone decedute e non sono contento di essere detenuto. Non sono contento di aver vissuto per anni in una casa senz’acqua. Chiedo l’assoluzione, che questo processo abbia un valore sociale. Se per chi commette una rapina c’è sempre una condanna, lo stesso non è per l’omicidio, perché esiste anche la legittima difesa. Ma anche se sarò assolto lascerò quest’aula perché non c’è niente da festeggiare, e questa è una storia molto triste”.