Forza Italia prosegue il suo sostegno all’Ius Scholae, nonostante il freddo rapporto con gli alleati e una certa insoddisfazione interna.
Si sta riflettendo sull’idea di offrire la cittadinanza ai minori non nati in Italia, figli di immigrati regolarmente residenti, dopo un decennio di un percorso educativo positivo. Questa proposta sarà presto discussa dai partiti del centrodestra e chiaramente è già stata oggetto di discussioni durante un incontro di deputati di Forza Italia. Durante questa discussione, alcuni, come Licia Ronzulli, hanno criticato sia il metodo che l’idea stessa, sottolineando che per il partito ci sono molte altre questioni prioritarie e che questo tipo di provvedimenti dovrebbero essere discussi prima dell’annuncio.
Il testo preciso non è ancora ufficializzatamente finalizzato. L’incontro, presieduto dai leader del gruppo Paolo Barelli e Maurizio Gasparri, ha permesso il raccoglimento di diverse critiche e considerazioni tecniche. Sono emersi tre punti fondamentali. Il primo riguarda l’estensione dell’Ius Scholae a chi non è nato in Italia. Il secondo punto si riferisce alla limitazione a due generazioni, fino ai nonni, degli ascendenti italiani che consentono ai discendenti di ottenere la cittadinanza per Ius Sanguinis.
Infine, si sta pontando a ridurre i tempi di verifica e concessione della cittadinanza da tre a un massimo di un anno per coloro che la richiedono dopo dieci anni di residenza. Attualmente si è ancora in fase di riflessione sulle legislazioni relative alla concessione della cittadinanza agli orfani e tramite matrimonio. Una parte dei membri di Forza Italia osserva con perplessità questa prassi acelerata, percependola come un tentativo di competere con le opposizioni che hanno raccolto 500.000 firme per il referendum.
Gasparri ha ribadito l’opposizione di Forza Italia al referendum, sostenendo che l’idea di concedere la cittadinanza dopo soltanto cinque anni è un errore assoluto. Allo stesso tempo, Matteo Salvini ha vivacemente dichiarato durante un incontro del suo partito che sia dal punto di vista numerico, sociologico che pratico, non vede alcun bisogno di modificare la legislazione attuale sulla cittadinanza. Anche Giorgia Meloni ha condiviso l’opinione martedì, affermando che non vede motivo per variare l’attuale legge.
Barelli ha risposto a una domanda riguardante la posizione della premier dicendo che Tajani sostiene che in presenza di un nuovo testo, vale la pena di discuterne, come ha detto lui stesso da New York.