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La tragedia di Samia Bent Rejab Kedim
Il femminicidio è un fenomeno drammatico che continua a colpire la società italiana, come dimostra la tragica vicenda di Samia Bent Rejab Kedim, uccisa a Udine dal suo ex marito, Mohamed Naceur Saadi. La figlia Miriam, 21 anni, ha deciso di rompere il silenzio per raccontare la storia della madre, una donna che ha vissuto nel terrore e nella paura per troppo tempo.
“Non perdonerò mai mio padre”, afferma con voce tremante, mentre cerca di elaborare il dolore per la perdita della madre.
Le denunce ignorate e la paura di denunciare
Samia aveva denunciato più volte le violenze subite, ma per paura di ritorsioni e per il timore di danneggiare la propria famiglia, aveva ritirato le denunce. Miriam racconta che la madre era terrorizzata e che l’ex marito, nonostante fosse agli arresti domiciliari, riusciva a uscire e a raggiungere Udine. “Perché a mio padre sono stati concessi due giorni liberi ogni settimana?”, si chiede la giovane, evidenziando una falla nel sistema di protezione delle vittime di violenza domestica. La questione è complessa e solleva interrogativi su come le istituzioni gestiscano i casi di violenza, soprattutto quando ci sono minori coinvolti.
Un appello alla giustizia e alla responsabilità
Miriam e i suoi fratelli ora si trovano a dover affrontare una realtà devastante. “Chiediamo giustizia e vogliamo anche capire che cosa non ha funzionato”, afferma con determinazione. La giovane donna sottolinea l’importanza di un intervento tempestivo e adeguato da parte delle autorità competenti. “Una donna che presenta così tante denunce, anche se poi le ritira, va aiutata. Invece nessuno ha fatto nulla”, conclude, lasciando trasparire la frustrazione e il dolore per una situazione che avrebbe potuto essere evitata.