Roma, 25 giu. (Adnkronos Salute) – "Finerenone è un nuovo farmaco, un antagonista selettivo non steroideo dei recettori dei mineralcorticoidi, capace di ridurre la fibrosi e l'infiammazione. Finalmente, nell'arco terapeutico della malattia renale cronica, disponiamo di una nuova arma, la terza". Così Loreto Gesualdo, professore di Nefrologia all’università degli studi di Bari Aldo Moro, a margine di ‘Verso un futuro senza dialisi’, l’evento durante il quale Bayer ha annunciato, oggi a Milano, il via libera dell’Aifa alla rimborsabilità di finerenone, un nuovo farmaco per il trattamento della malattia renale cronica, stadio 3 e 4, associata a diabete di tipo 2 in pazienti adulti con presenza di albuminuria, in aggiunta allo standard di cura.
"Fino a qualche mese fa – ricorda Gesualdo – in Italia era possibile utilizzare esclusivamente due classi di farmaci: gli inibitori del Ras che svolgono un’attività emodinamica e gli inibitori degli Sglt2, quindi la classe delle gliflozine, che svolgono un effetto di tipo metabolico. Oggi, invece, abbiamo a disposizione anche il terzo pillar del trattamento della malattia renale cronica, in grado di modulare, appunto, l'infiammazione e la fibrosi". La molecola "finerenone ha ottenuto la rimborsabilità grazie allo studio Fidelio nei pazienti ad alto rischio di progressione verso il danno renale cronico irreversibile, rappresentato dalla dialisi e dal trapianto – rimarca Gesualdo – Quindi dopo vent'anni, abbiamo delle nuove classi di farmaci in grado di trattare la malattia renale cronica. Grazie a questi farmaci stiamo riducendo il rischio residuo di progressione verso il danno renale cronico terminale".
Lo studio Fidelio "ha dimostrato che finerenone è in grado di rallentare la progressione del danno renale nei pazienti ad altissimo rischio e ad alto rischio, in modo particolare pazienti con clearance tra 25 e 75, con un’albuminuria e una ACR tra e 30 e 5000 milligrammi – conclude – Quindi, stiamo parlando di una popolazione di pazienti affetti da malattia renale cronica, che progrediscono verso il danno renale cronico irreversibile. In modo particolare, sono anche gravati da un rischio cardiovascolare elevato. Fineronone ha dimostrato di poter ridurre il rischio relativo di un ulteriore 18%, nonché un'efficacia nella riduzione del rischio cardiovascolare".