Roma, 4 mar. (Adnkronos Salute) – In Italia si consumano troppi antibiotici e in modo improprio. Con picchi anche del 40% nei mesi invernali che fanno presumere un loro uso sbagliato contro virus influenzali e parainfluenzali, rispetto ai quali sono inefficaci. Quasi la metà della popolazione geriatrica che ne fa uso almeno una volta l’anno con punte di oltre il 60% al Sud. E' il quadro che emerge dal Rapporto sull'uso degli antibiotici in Italia curato dall'Aifa e presentato oggi a Roma nella sede dell'Agenzia italiana del farmaco.
"Consumi in aumento anche in ambito ospedaliero, dove più che altrove circolano i batteri resistenti alle terapie antimicrobiche – precisa l'Aiga – L'Italia ha il record europeo di consumi degli antiacidi dello stomaco che alterando la flora batterica intestinale possono favorire la selezione di germi resistenti. E così il Drug Resistence Index (Dra), che combina in un’unica misura il consumo di antibiotici e la resistenza ai farmaci, aumenta nella maggior parte delle regioni per alcuni importanti microorganismi come Escherichia coli, Streptococcus pneumoniae ed Enterococcus faecium., minacciando di mietere ancora più vittime rispetto ai 12mila decessi stimati in Italia dall’Ecdc, il Centro europeo per il controllo delle malattie".
Nel 2023 "il consumo complessivo di antibiotici per uso sistemico, pubblico e privato, è stato pari a 22,4 dosi medie giornaliere ogni mille abitanti, con un aumento del 5,4% rispetto al 2022 e una variazione ancor più elevata se si considerano solo gli antibiotici dispensati a livello territoriale (+6,3%). Un andamento in controtendenza – sottolinea il report dell'Aifa – rispetto al decremento dei consumi in assistenza convenzionata del 14,4% osservato nel periodo 2013-19, al -23,6% nel biennio 2019-20 e al calo del 4% nel 2021. Anche il consumo di antibiotici per uso non sistemico, ossia locale, che è stato pari a 28 dosi medie giornaliere ogni mille abitanti, ha registrato un aumento del 4,3% rispetto al 2022".
Nel 2023 il consumo complessivo di antibiotici per uso sistemico, pubblico e privato, "è stato pari a 22,4 dosi medie giornaliere ogni mille abitanti, con un aumento del 5,4% rispetto al 2022 e una variazione ancor più elevata se si considerano solo gli antibiotici dispensati a livello territoriale (+6,3%). Un andamento in controtendenza rispetto al decremento dei consumi in assistenza convenzionata del 14,4% osservato nel periodo 2013-19, al -23,6% nel biennio 2019-20 e al calo del 4% nel 2021. Anche il consumo di antibiotici per uso non sistemico, ossia locale, che è stato pari a 28 dosi medie giornaliere ogni mille abitanti, ha registrato un aumento del 4,3% rispetto al 2022", ricorda il report Aifa.
"Se a livello quantitativo si registra una inversione di tendenza negativa le cose non vanno meglio sul piano qualitativo, perché contemporaneamente all’incremento dei consumi si rileva un aumento delle prescrizioni delle molecole ad ampio spettro rispetto a quelle a spettro più ristretto, nonostante siano a più alto rischio di generare resistenze microbiche. Con il 54,4% delle prescrizioni riguardante gli antibiotici appartenenti al gruppo 'Access', ossia quelli che dovrebbero essere utilizzati come trattamento di prima o seconda scelta per le infezioni più frequenti per un minor rischio di generare resistenze, l’Italia – prosegue il report – si colloca infatti ancora ben al di sotto dell’obiettivo del 65% fissato dalla raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea (Ue) del 26 aprile 2023. Pur rappresentando una parte minoritaria dei consumi, particolare attenzione è riservata al monitoraggio di quelli in ambito ospedaliero, dove sono in aumento le infezioni correlate all’assistenza sanitaria causate da germi multiresistenti e dove le dosi somministrate ogni 100 giornate di degenza sono state 84, in aumento dell’1,3% rispetto all’anno precedente. Un incremento che si inserisce nell’ambito di un trend comunque negativo, che nel periodo 2019-23 registra un aumento dei consumi a livello nazionale dell’8,8%, in controtendenza rispetto all’obiettivo di una riduzione del 5% nel 2025 sul 2022 indicata dal Piano nazionale di Contrasto all’Antimicrobico-Resistenza".
Anche nel 2023 "si conferma una forte variabilità regionale, caratterizzata da consumi più elevati al Sud, con 18,9 dosi medie giornaliere ogni mille abitanti acquistate in farmacia in regime di assistenza pubblica, contro le 12,4 del Nord e le 16,4 del Centro. Un andamento disomogeneo dei consumi a livello territoriale, che può essere letto anche come un indice di inappropriatezza prescrittiva, che va però contestualizzato rispetto ai diversi sistemi sanitari regionali, perché la prescrizione a scopo cautelativo degli antibiotici da parte dei medici può trovare una spiegazione anche nelle difficoltà, soprattutto a Sud, di accedere in tempi rapidi alle prestazioni di diagnostica senza le quali è difficile escludere complicanze che richiedano l’uso di questi farmaci".
Dal 2022 al 2023 "la percentuale di bambini e ragazzi fino a 13 anni che hanno ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici per uso sistemico passa dal 33,7 al 40,9%, percentuale che è del 48% tra gli over 65, con un aumento dell’1,5% rispetto al 2022. In ambito pediatrico i dati mostrano una preferenza per molecole ad ampio spettro nelle Regioni del Centro e del Sud rispetto a quelle del Nord, indice di un problema di inappropriatezza prescrittiva che richiede interventi mirati", prosegue il report.
"Nel confronto europeo il consumo complessivo di antibiotici a livello territoriale colloca l’Italia al settimo posto tra i Paesi con i maggiori consumi, con livelli superiori alla media europea di oltre il 15%. Stesso discorso per i consumi in ambito ospedaliero, dove l’Italia occupa la sesta posizione in ambito Ue. Le differenze non sono solo relative all’ammontare di antibiotici consumati, ma anche all’appropriatezza prescrittiva: il nostro Paese presenta, infatti, un rapporto del consumo di molecole ad ampio spettro rispetto a quello di molecole a spettro più ristretto molto più elevato rispetto alla media europea (13,6% contro il 5,5%) e in ambito ospedaliero una percentuale più alta del consumo di antibiotici ad ampio spettro o di ultima linea sul totale del consumo in questo setting assistenziale (52,5% contro il 40,15%)", conclude il report Aifa presentato oggi a Roma.