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Un’operazione contro la falsificazione dei titoli di studio
Un’importante operazione condotta dai carabinieri di Cerignola ha portato alla luce un vasto sistema di falsificazioni nel settore educativo. Secondo la Procura di Foggia, dodici persone sono state raggiunte da un’ordinanza cautelare per aver prodotto e utilizzato false attestazioni e titoli di studio, con l’obiettivo di scalare le graduatorie per l’insegnamento. Tra i destinatari dell’ordinanza, tre sono stati posti agli arresti domiciliari, mentre nove hanno ricevuto un provvedimento di interdizione dall’esercizio dell’attività di insegnamento.
Le accuse e le indagini
Le accuse mosse nei confronti degli indagati includono concorso in falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, esercizio abusivo della professione e favoreggiamento personale. L’indagine, avviata dai carabinieri di Stornarella ad agosto 2023 sulla base di esposti anonimi, ha rivelato un meccanismo complesso di produzione di documenti falsi. I tre indagati principali, un’avvocata del foro di Foggia, suo marito insegnante e un dirigente di un istituto paritario, avrebbero indotto in errore gli uffici scolastici provinciali, presentando certificati falsi e comunicazioni Unilav che attestavano rapporti lavorativi con una scuola paritaria in provincia di Caserta, per gli anni dal 20.
Le conseguenze per il sistema educativo
Questa operazione ha messo in evidenza come la falsificazione di documenti possa compromettere l’integrità del sistema educativo. Grazie a queste false attestazioni, nove persone sono riuscite a iscriversi nelle graduatorie provinciali di supplenza, ottenendo punteggi basati su informazioni non veritiere. I tre indagati agli arresti domiciliari avrebbero avuto un ruolo centrale nella creazione di un’imponente quantità di atti falsi, utilizzati per ottenere vantaggi nelle graduatorie pubbliche di insegnamento.
Tra gli indagati figura anche un dirigente di un istituto paritario della provincia di Caserta, accusato di aver rilasciato false dichiarazioni su attività di docenze mai svolte, contribuendo così a favorire l’accesso di altri indagati alle graduatorie.