Torino, 18 apr. (askanews) – Una fotografia che esce dalla cornice e diventa qualcosa di più, diventa etica, impegno, identità, ma pure architettura e storia. Ci vuole forse un attimo di tempo per entrare davvero dentro la mostra di Carrie Mae Weems alle Gallerie d’Italia di Torino, ma una volta trovato il proprio passo è possibile sentire in profondità la forza di un’artista a tutto tondo.
“Nella nostra testa all’inizio – ha detto ad askanews Antonio Carloni, vicedirettore delle Gallerie d’Italia di Torino – Carrie Mae doveva coprire quello che noi definiamo il tema dell’inclusione o della non-inclusione, perché poi lei parla di non-inclusione. Invece poi andando avanti con Sarah Meister ci siamo accorti che era la mostra di una vita, cioè era la ricerca di una vita portata avanti da Carrie Mae su se stessa, sulle proprie origini, sulla propria famiglia, sul proprio essere donna di colore negli Stati Uniti, sul suo rapporto con il potere e con la spiritualità e con il femminismo”.
La mostra “The Heart of the Matter”, che è parte di Exposed Torino Foto Festival, presenta anche un nuovo progetto, “Preach”, commissionato da Intesa Sanpaolo per questa esposizione. Che contiene, tra le cento fotografie, anche la famosa e magnifica “Kitchen Table Series”, così carica di umanità, intimità, ma anche di una forza politica che è pari a quella estetica. “Lei fa proprio questo lavoro – ha aggiunto Carloni – cioè ha dei messaggi politici, che però racconta attraverso se stessa, li racconta attraverso la propria umanità e usa la fotografia come medium”.
E nella conferenza di presentazione della mostra Carrie Mae Weems si è rivolta direttamente al pubblico. “Io credo – ha detto la fotografa – che tutti in questa stanza, sia che siate artisti, musicisti, giornalieri o avvocati o banchieri, siamo tutti esseri umani e in qualche modo cerchiamo noi stessi, cerchiamo di raggiungere la nostra umanità. Cerchiamo il modo di restare umani anche nelle situazioni difficili che dobbiamo affrontare ogni giorno”.
E pensare alle sue fotografie, che hanno senza dubbio anche una forza civile, in relazione alla storia delle battaglie per i diritti in confronto con l’attuale situazione che si vive negli Stati Uniti, le rende probabilmente ancora più presenti e, in un certo senso, necessarie.