Stamattina, al Palazzo di Giustizia, è iniziato l’ultimo confronto della procura di Torino riguardo gli anni di piombo.
Quattro ex membri delle Brigate Rosse sono attualmente sotto processo in una udienza preliminare relativa ad uno scontro armato avvenuto nel 1975 presso la Cascina Spiotta, nella provincia di Alessandria. Sono accusati di essere coinvolti nella morte dell’appuntato dei carabinieri Giovanni D’Alfonso. Tra gli accusati figurano Renato Curcio e Mario Moretti, storici leader del movimento, e gli ex militanti Lauro Azzolini e Pierluigi Zuffada. Secondo l’avvocato difensore Davide Steccanella, si tratta di un “processo assurdo rivolto a quattro ottantenni per eventi avvenuti cinquant’anni fa in un contesto storico significativamente diverso”.
Tuttavia, il collega Sergio Favretto, avvocato dei familiari della vittima, afferma che è la “migliore investigazione sulle Brigate Rosse degli ultimi trent’anni”. Bruno D’Alfonso, figlio dell’appuntato e ex carabiniere lui stesso, afferma che l’ arrivo in tribunale “ripristina la dignità della memoria di mio padre”. A dicembre 2021, Bruno ha sporto denuncia alla Dda del Piemonte, chiedendo l’apertura delle indagini. Ha sollecitato i giudici a cercare “mister X”, il brigatista mai catturato o identificato.
I pubblici ministeri ora credono che “mister X” sia Azzolini. Ritengono che sia stato lui a redigere il rapporto anonimo interno all’organizzazione riguardante l’incidente alla Cascina Spiotta (dove perse anche la vita Mara Cagol, moglie di Curcio), recuperato dagli investigatori in seguito. Le impronte digitali trovate sarebbero sue.
La mano che disegnò alcune illustrazioni ha lasciato profonde impronte ‘palmari’ che sarebbero i colpevoli. Gli investigatori hanno svolto il loro lavoro combinando antigichi documenti e moderne tecnologie.
Hanno esaminato documenti e resoconti storici, letto libri scritti da ex membri delle Brigate Rosse, eseguito numerose intercettazioni. Hanno persino usato un cavallo di Troia su Azzolini e fatto volare i droni per tracciare la mappa dell’area del casale Spiotta. Renato Curcio ha redatto un memoriale per dimostrare che, vista la struttura delle Brigate Rosse nel 1975, è impossibile sospettare del suo coinvolgimento o quello di altri. Nonostante ciò, fino ad ora questa spiegazione non è stata utile.
Per quanto riguarda Azzolini, fu assolto durante l’istruttoria per gli eventi verificatisi al casale Spiotta nel 1987. La procura ha dovuto richiedere e ottenere l’annullamento di questa sentenza. Sfortunatamente, la copia originale è stata persa durante l’alluvione che ha colpito Alessandria nel 1994. Nel corso dell’udienza (rimandata a ottobre 16), l’avvocato Steccanella, che rappresenta Azzolini, è passato alla controffensiva con una serie di obiezioni: ‘Se parlassi a un avvocato estero – afferma – che in Italia è possibile processare di nuovo una persona perché lo Stato ha perso una sentenza, e che la stessa persona può essere intercettata prima dell’autorizzazione di un gip, penserebbe che sono fuori di me.
Spero di trovare un giudice che applichi la legge.’