Roma, 21 mag. (Adnkronos) – “Bob Kennedy nel '68, in un famoso discorso all'Università del Kansas, fu il primo a criticare il Prodotto interno lordo come indicatore per misurare la crescita. Lui disse che il Pil misura tutto, tranne ciò per cui vale la pena vivere la vita. Ecco, io penso che in Europa, in Italia in particolar modo, in questo momento storico, noi dovremmo diventare il partito della qualità della crescita e del benessere ecosostenibile”. Così Matteo Ricci, candidato nella circoscrizione Centro, in una intervista a ‘Personale è Politico’, il format del Pd per presentare le candidate e i candidati alle Europee dell’8 e 9 giugno, pubblicata sul sito del Partito democratico.
“Mi ispiro ai miei nonni, sono entrambi lavoratori che sono morti a causa del lavoro che hanno fatto. Mio nonno materno faceva il falegname ed è morto a causa della vernice respirata nei mobilifici pesaresi. Mio nonno paterno, che è quello che poi mi ha ispirato maggiormente alla politica, ha fatto per 10 anni il minatore a Charleroi ed è morto a causa del carbone respirato. Però grazie ai suoi sacrifici il mio babbo ha potuto vivere una vita migliore e io addirittura ho il privilegio oggi di poter rappresentare il mio partito e i cittadini dell'Italia centrale nel Parlamento Europeo”.
“Avevo nove anni e mio nonno, come tutte le estati, mi portava alla Festa dell'Unità. Quel giorno era tappezzata dei manifesti con scritto "Ciao Enrico”, perché era da poco morto Berlinguer. In parole molto semplici mio nonno mi disse che Berlinguer era una persona per bene, che stava sempre dalla parte dei più deboli. Credo che quello sia stato l'incipit politico che poi mi è esploso qualche anno dopo, quando sono diventato adolescente”, ricorda l’esponente dem, parlando di un episodio legato alla politica.
Ricci racconta di come il momento più importante della sua vita coincida con un periodo di crisi: “Avevo 16 anni, facevo la terza superiore e sono stato bocciato. Ero tutto preso dal calcio, giocavo nelle giovanili della Vis Pesaro, che militava in serie C, e improvvisamente non mi trovavo bene a scuola, ero un po' a disagio. Ho cominciato ad andare poco e i professori mi hanno voluto punire dandomi cinque in pagella. Quell'estate mio babbo si è arrabbiato da matti, mi ha mandato a fare il manovale, l’ho fatto per due mesi e lì non solo ho scoperto la fatica del lavoro, il lavoro vero, duro, ma è cambiata la mia testa. Il calcio da quel momento in poi è diventato un hobby ed è subentrata la voglia di impegnarsi in politica”.
“Si può essere protagonisti e gran parte del protagonismo e del futuro delle nuove generazioni vive in Europa. Le singole nazioni non hanno più la forza per incidere nei processi internazionali. Vediamo l'impotenza che stiamo vivendo su tutte le questioni che riguardano la pace. E quindi l'Europa è l'ambito che può cambiare davvero la vita delle nuove generazioni. L’invito che faccio a loro, come faccio a mia figlia, che ha 18 anni e voterà per la prima volta, è di andare a votare perché nel voto europeo c'è il loro futuro”, spiega Ricci. “Vorrei impegnarmi sul tema dell'agricoltura perché gran parte del bilancio europeo è sul fronte agricolo e attraverso la sfida dell'agricoltura passa anche la sfida economica del nostro Paese e quella sulla transizione ecologica. Occorre un equilibrio tra la spinta verso la transizione ecologica e la salvaguardia di un'agricoltura di qualità del nostro territorio”, conclude.