Ad Haiti la situazione è fuori controllo da sabato 2 marzo, quando c’è stato un assalto da parte di gruppi armati, al penitenziario principale di Port-au-Prince.
Questo fatto ha portato a 12 morti e 4.000 evasi, un numero che ora spaventa il governo, il quale teme per l’incolumità dei cittadini.
Proteste ad Haiti
Sta vivendo dei giorni molto particolari Haiti, in effetti da sabato 2 marzo ci sono delle rivolte e delle proteste portate avanti da gruppi armati e da detenuti.
Il fulcro delle agitazioni è il penitenziario principale di Port-au-Prince, dove un assalto ha portato a 12 vittime e 4.000 evasi.
In totale però, le rivolte hanno ucciso molte più persone ad Haiti e per questo il governo è stato costretto ad intervenire con il coprifuoco per 72 ore e con lo stato di emergenza.
Queste misure interessano la capitale e tutto l’ovest del Paese. La polizia sta lavorando per fermare i banditi che ora sono a piede libero per la città, ma come mai tutta questa violenza?
Il motivo delle violenze ad Haiti
Questa escalation di violenza che ad Haiti non ha precedenti, è iniziata da alcuni giorni, in concomitanza della partenza del premier ad interim Ariel Henry verso il Kenya, per negoziare l’invio sull’isola di una forza militare keniana per contrastare la criminalità rappresentata dalle bande locali.
Invece che intimorire i gangster locali, la loro reazione è stata molto forte, infatti hanno attaccato due carceri, stazioni delle forze dell’ordine e anche l’aeroporto internazionale.
Anche il principale scalo merci del porto è stato assediato. Addirittura è arrivata la richiesta da parte degli aggressori, di arrestare Henry. Questa è giunta tramite il leader di uno dei gruppi armati, Jimmy Cherizier, il quale ha detto che questo è l’unico modo per liberare il Paese.