L’ex vice della Gendarmeria vaticana, Costanzo Alessandrini, è stato sentito dalla Commissione bicamerale d’inchiesta sulle scomparse di Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi. L’uomo ha chiarito alcuni dettagli della vicenda, negando in particolare il coinvolgimento della gendarmeria nelle indagini.
Le intercettazioni durante le indagini
Alessandrini afferma che la Gendarmeria non venne mai incaricata di svolgere indagini ufficiali sul caso Orlandi, dal momento che Emanuela Orlandi era scomparsa a Roma e non in Vaticano. Racconta: “Dal giugno del 1983 fino al coinvolgimento per la questione di De Pedis, non ci furono attività delegate al nostro corpo. La scomparsa di Emanuela avvenne a Roma, e non vedevo motivi per cui la Gendarmeria vaticana dovesse intervenire”.
Continua: “Le indagini in Vaticano le ha fatte la squadra mobile di Roma, comprese le intercettazioni. Noi non avevamo nemmeno i mezzi per farle.”
Inoltre, a proposito delle dichiarazioni rilasciate dall’ex capo della Polizia Vincenzo Parisi, che aveva menzionato un presunto “diaframma” tra la Santa Sede e lo Stato italiano, Alessandrini aggiunge: “Mi sembra strano. La squadra mobile di Roma ha lavorato con noi in Vaticano, comprese attività di intercettazione, sebbene noi non disponessimo dei mezzi per farlo.”
“Un tragico fatto di cronaca nera”
A proposito dell’intera vicenda, quindi della scomparsa di Emanuela Orlandi, avvenuta il 22 giugno 1983, Alessandrini dichiara: “La vicenda di Emanuela è, secondo me, un tragico fatto di cronaca nera avvenuto a Roma. Se fosse nata altrove, probabilmente non se ne sarebbe più parlato. Ma essendo cittadina vaticana, la sua scomparsa ha dato spazio a molte interpretazioni, alcune eccessive, fino a infangare la figura di Giovanni Paolo II, cosa che mi ha ferito profondamente.”