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Un uomo di 52 anni originario della Puglia è stato licenziato dopo aver effettuato più di seimila accessi non autorizzati ai profili bancari di oltre 3.572 clienti, inclusa la premier Giorgia Meloni.
La Procura ha dichiarato che non ha agito da solo, ma in collaborazione con altri. Vincenzo Coviello, ex dipendente della filiale Intesa San Paolo a Bisceglie (Barletta-Andria-Trani), è attualmente sotto indagine per accesso illecito a sistemi informatici e tentativo di procurare informazioni riguardanti la sicurezza nazionale.
Indagini e perquisizione
Secondo le indagini condotte dalla Procura di Bari, Coviello ha monitorato i conti di 3.572 clienti, inclusa la Meloni.
Le sei pagine del decreto di perquisizione rivelano che entrambi i crimini sarebbero stati realizzati in accordo con altre persone ancora da identificare, considerate come mandanti degli accessi non autorizzati al sistema del Gruppo Intesa San Paolo e riceventi delle informazioni ottenute. Durante una perquisizione, le forze dell’ordine hanno confiscato telefoni, computer, tablet e altri dispositivi sia personali che professionali.
Numero di accessi illegali
Le indagini hanno mostrato che, tra il 21 gennaio 2022 e il 24 aprile 2024, Coviello ha effettuato in totale 6.637 accessi illegali ai dati di clienti associati a 679 filiali della banca.
Tra le informazioni consultate ci sarebbero state anche quelle su vari esponenti politici, celebrità, atleti e figure di spicco, inclusi membri della famiglia Meloni, come la sorella Arianna. L’uomo è stato destituito dall’incarico ad agosto e, secondo la Procura, gli accessi sarebbero stati piuttosto semplici da effettuare.
Ricerche su personaggi di spicco
Coviello, un impiegato di fascia media, avrebbe effettuato ricerche nei sistemi informatici della banca per ottenere informazioni su personaggi di spicco come la premier Giorgia Meloni, i ministri Santanché, Fitto e Crosetto, e il presidente del Senato Ignazio La Russa.
La lista delle persone sotto osservazione includerebbe anche Michele Emiliano e Luca Zaia, presidenti rispettivamente di Puglia e Veneto, oltre a diversi politici di vari schieramenti e alcuni Ufficiali dei Carabinieri e della Finanza. Durante il procedimento disciplinare che lo ha coinvolto, culminato con il suo licenziamento ad agosto, il 52enne di Bitonto si sarebbe difeso dichiarandosi un “maniaco del controllo”, sostenendo di aver agito autonomamente, senza la collaborazione di altri.
Secondo quanto riportato da “Repubblica”, le opinioni dei suoi colleghi su di lui erano divergenti: alcuni lo descrivevano come un “grande lavoratore”, mentre altri lo consideravano “molto curioso” e “gossipparo”. Resta da chiarire come la situazione sia venuta alla luce; sebbene in ambito giudiziario si faccia riferimento alla denuncia di una delle persone coinvolte, l’istituto bancario sostiene di aver rilevato l’anomalia autonomamente grazie ai controlli di routine.