> > È morto Alberto Franceschini: la storia del fondatore delle Brigate Rosse

È morto Alberto Franceschini: la storia del fondatore delle Brigate Rosse

morto brigate rosse

Alberto Franceschini, uno dei fondatori delle Brigate Rosse con Renato Curcio e Mara Cagol, sarebbe morto l'11 aprile scorso.

Alberto Franceschini, figura centrale nella storia del terrorismo italiano degli anni Settanta, è morto all’età di 77 anni. Tra i fondatori delle Brigate Rosse, insieme a Renato Curcio e Mara Cagol, Franceschini contribuì alla nascita di uno dei gruppi armati più noti e discussi del periodo. Il decesso, che risalirebbe all’11 aprile scorso, segna la fine di una vita strettamente intrecciata con alcune delle pagine più drammatiche della storia d’Italia.

È morto il fondatore delle Brigate Rosse

È scomparso Alberto Franceschini, tra i fondatori delle Brigate Rosse insieme a Renato Curcio e Mara Cagol. Il decesso risale all’11 aprile, ma la notizia è emersa soltanto oggi. La conferma della morte, avvenuta a Milano, sarebbe stata data all’Adnkronos dall’avvocato Davide Steccanella.

Originario di Reggio Emilia, dove nacque il 25 ottobre 1947, proveniva da una famiglia di tradizione comunista: il nonno fu tra i fondatori del Partito Comunista d’Italia nel 1921.

In gioventù Franceschini militò nella Federazione Giovanile Comunista Italiana (Fgci), prima di dare vita, nel 1970, alle Brigate Rosse. Con Mara Cagol partecipò alla prima azione di lotta armata del gruppo: l’incendio, a Milano, dell’autorimessa di Giuseppe Leoni, dirigente della Sit-Siemens, il 17 settembre dello stesso anno.

Nel corso della sua attività, fu coinvolto in vari procedimenti giudiziari legati alla lotta armata. Partecipò al sequestro di Sossi e, secondo il giudice Guido Salvini, fu tra coloro che si adoperarono per la sua liberazione, senza aver personalmente compiuto atti di sangue.

È morto il fondatore delle Brigate Rosse: chi era Alberto Franceschini e le sue condanne

Nel 1970 Alberto Franceschini, Renato Curcio e Mara Cagol trasformarono il Collettivo Politico Operai-Studenti in una struttura clandestina armata. Le azioni portarono nel 1974, al rapimento del giudice genovese Mario Sossi e all’uccisione a Padova di due militanti del Movimento Sociale Italiano, Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola.

Franceschini era stato condannato con sentenza definitiva, tra l’altro, per il sequestro del giudice genovese Mario Sossi e per l’omicidio di due esponenti del Msi avvenuta a Padova nel 1974.

Fu tra i promotori del “processo guerriglia” a Torino, della rivolta dell’Asinara nel 1979 e collaborò alla stesura di L’ape e il comunista, testo che sancì la prima spaccatura interna contro la linea di Mario Moretti.

Con la legge sulla dissociazione del 1987, Franceschini fu tra i primi a firmare l’impegno a Rebibbia, ottenendo la semi-libertà nel gennaio 1988. Dopo anni di attività nella cooperativa “Ora d’aria”, il Tribunale di Cagliari dichiarò estinta la sua pena nel giugno 1992. Arrestato nuovamente per un ricalcolo della condanna legato al duplice omicidio di Padova, venne definitivamente scarcerato il 9 novembre 1992, dopo 18 anni di detenzione.

La famiglia ha scelto il riserbo: nessun necrologio pubblico, funerali in forma privata. “Era malato da tempo”, riferiscono persone vicine.