Roma, 31 mag.
(Labitalia) – Il forte incentivo a 'non licenziare' introdotto dal governo si configura nuovamente come un’azione a tutela del lavoro dipendente non altrimenti connessa con altre misure a sostegno del lavoro autonomo utili a far ripartire il comparto dell’imprenditoria né a disposizioni di ampio respiro in materia di politiche attive che permettano di limitare l’impatto della crisi attraverso l’investimento in competenze rinnovate per i lavoratori. E' quanto sostengono gli esperti di Fondazione studi consulenti del lavoro nella circolare n.8/2021 con la quale i professionisti analizzano gli interventi per il mondo del lavoro contenuti nel decreto legge Sostegni-bis.
Secondo i consulenti "di nuovo, nell’affrontare la crisi, sembra si sia lasciato in secondo piano un approccio alla questione lavoro – e di riflesso all’economia dallo stesso generata – capace di cogliere la sfida del cambiamento proposta a tutti i livelli dalla pandemia, proponendo soluzioni senza dar loro il respiro ampio che avrebbe forse potuto regalare loro maggiore efficacia". "Nell’attesa di vedere come le disposizioni attuative ne permetteranno l’applicazione, l’auspicio -sottolineano i consulenti del lavoro- è quello di andare oltre l’orizzonte estivo e cogliere l’occasione della conversione in legge per delineare le strategie d’azione sul medio periodo".
Nella circolare gli esperti della Fondazione studi dei consulenti del lavoro compiono una ricognizione tecnica delle misure contenute nel Sostegni-bis, che tiene conto dei combinati disposti con la legislazione vigente e sottolinea gli elementi di criticità in fase di applicazione pratica. A partire dai contributi a fondo perduto ai crediti d’imposta previsti, dalla sospensione delle cartelle alle decontribuzioni, passando per il reddito d’emergenza, quello di ultima istanza per gli autonomi con disabilità, gli interventi sui contratti con la previsione dei contratti di rioccupazione e l’estensione della platea per il contratto di espansione.
Nella carrellata di disposizioni prese in considerazione, non potevano mancare, appunto, cassa integrazione e divieto di licenziamento, pietra della discordia nei giorni precedenti la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale di martedì 25 maggio.