Il decreto Carceri è diventato legge, ma è scoppiata una forte polemica.
Le opposizioni attaccano il governo, colpevole di aver scavalcato il Parlamento, convocando un vertice a Palazzo Chigi a cui ha partecipato il ministro Nordio, mentre era ancora in corso l’esame del decreto a Montecitorio.
Dl Carceri, cosa dice il testo diventato legge
Il decreto Carceri ha ottenuto il via libera definitivo della Camera, con 153 sì, 89 no e 1 astenuto, ed è diventato legge. I punti principali del testo sono: certezza della pena, riaffermazione del ruolo di rieducazione del carcere e investimento su assunzioni di nuovo personale di polizia penitenziaria.
Il decreto prevede l’ingresso di mille nuove unità nel corpo della Polizia Penitenziaria, ma anche procedure più snelle per concedere di uscire dal carcere in anticipo a chi ne ha diritto, più telefonate per i detenuti, ovvero da 4 a 6 al mese, e l’istituzione di un albo di comunità che potranno accogliere alcune tipologie di reclusi come quelli con residuo di pena basso, i tossicodipendenti e quelli condannati per determinati reati, che potranno scontare così la parte finale della condanna.
Per i detenuti per mafia e terrorismo il provvedimento prevede modifiche alla disciplina del regime detentivo differenziato del 41 bis con esclusione all’accesso dei programmi di giustizia riparativa. Si tratta di una prima risposta dell’esecutivo alla situazione di emergenza degli istituti penitenziari, sovraffollati e con alti tassi di suicidi.
Dl Carceri: perché le opposizioni attaccano il ministro Nordio
Le opposizioni hanno attaccato il governo, e in particolare il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, perché mentre era ancora in corso l’esame del provvedimento a Montecitorio, ha partecipato a un vertice a Palazzo Chigi con Giorgia Meloni, alla presenza dei sottosegretari Ostellari, Delmastro, Sisto e dei presidenti delle Commissioni Giustizia di Senato e Camera Giulia Bongiorno e Ciro Maschio, per parlare proprio dell’emergenza legata al sovraffollamento delle carceri.
Una riunione considerata “irrispettosa” nei confronti del Parlamento. Le opposizioni hanno chiesto al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, “l’immediata convocazione di una conferenza dei capigruppo” e di definire “un’azione riparatoria” da parte di Nordio. Fontana ha ribadito “la centralità del Parlamento“. Nordio ha fatto sapere di aver chiesto un incontro al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e di voler proporre delle modifiche.
Il ministero della Giustizia, dopo la polemica, ha provato a placare gli animi.
“Nell’ambito della consueta interlocuzione fra la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministero della Giustizia, nella giornata odierna, su richiesta del presidente Giorgia Meloni, si è tenuto un incontro alla presenza dei ministri Carlo Nordio, Antonio Tajani, Giancarlo Giorgetti e del sottosegretario Alfredo Mantovano. L’incontro ha avuto come oggetto una programmazione futura che ovviamente non intende in alcun modo interferire né sovrapporsi con i lavori in corso presso il Parlamento sovrano” è stato scritto in una nota.