Roma, 10 ott.
(Adnkronos Salute) – “La dermatite atopica rappresenta una sfida diagnostica, sia per l'eterogeneità clinica della malattia, sia per la sua complessità – una grande varietà di malattie cutanee condivide, infatti, segni e sintomi della dermatite atopica – ma anche per l'inadeguata risposta alle terapie tradizionali”. Così Ersilia Tolino, dirigente dell'Uoc di Dermatologia e responsabile ambulatorio Dermatite atopica e malattie infiammatorie croniche cutanee dell'ospedale Fiorini di Terracina (Latina), all’Adnkronos illustra le novità “nello scenario terapeutico”, come “i farmaci biologici di più recente introduzione, i jak inibitori: piccole molecole che vanno a bloccare l'enzima janus chinasi, intervenendo sia sulle infiammazioni che sul prurito”.
Questi farmaci “hanno il vantaggio della somministrazione orale e della rapidità sia in termini di efficacia” clinica “che sul sintomo del prurito – sottolinea Tolino – che sappiamo essere” un sintomo “fondamentale nella dermatite atopica, perché determina disturbi del sonno, con un impatto importante sulla vita sociale e sulla produttività lavorativa”. In base alla “nostra esperienza, la strategia di intervento sulla dermatite atopica deve essere mirata e precoce – aggiunge – Il percorso di cura deve essere quanto più personalizzato, sulle caratteristiche del paziente, con accesso tempestivo alle terapie: questo, infatti può rivoluzionare la gestione della malattia consentendo dei risultati che fino a poco tempo fa sembravano irraggiungibili”.
La dermatite atopica “è la più frequente malattia infiammatoria cronica cutanea in età pediatrica – ricorda Tolino – Ha una prevalenza circa del 20%, ma dati recenti mettono in luce che sia anche frequente in età adolescenziale e adulta, con una prevalenza che si attesta intorno al 10% circa. La diagnosi si basa sull'anamnesi e sull'esame clinico, sulla familiarità per malattie atopiche, sul prurito o sulla presenza di lesioni tipiche: chiazze eritematose che possono evolvere verso placche eritemato-papulo-vescicolari, che sono siti poi di lesioni di grattamento, escoriazioni e croste, con tendenza quindi – conclude – alla sovrainfezione batterica”.