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**Depistaggio Borsellino: pm, 'dai poliziotti malafede, reticenze e false dichiarazioni'**

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Caltanissetta, 7 nov. (Adnkronos) - (dall'inviata Elvira Terranova) - “Agli imputati vengono contestate una serie di condotte che si concretizzano in false dichiarazioni e reticenze, secondo l’impostazione accusatorie mascherate da ‘non ricordo’. A parte dei singoli casi...

Caltanissetta, 7 nov. (Adnkronos) – (dall'inviata Elvira Terranova) – “Agli imputati vengono contestate una serie di condotte che si concretizzano in false dichiarazioni e reticenze, secondo l’impostazione accusatorie mascherate da ‘non ricordo’. A parte dei singoli casi di false dichiarazioni e reticenze che si riferiscono a episodi specifici, singoli, ad esempio quella che è la falsa dichiarazione di Giuseppe Di Gangi a proposito della pistola puntata a Vincenzo Scarantino, quando ci fu la famosa colluttazione dopo la ritrattazione televisiva, tutte la altre false dichiarazioni, tutte le altre reticenze mascherate da ‘non ricordo’, si riferiscono a momenti scuri dell’attività investigativa del Gruppo Falcone e Borsellino che, secondo la tesi accusatoria, rappresentano dei momenti fondamentali nell’attività di inquinamento probatorio”. Inizia così la discussione del pm Maurizio Bonaccorso nel corso dell'udienza preliminare che vede imputati 4 poliziotti, Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi, Angelo Tedesco e Maurizio Zerilli, che facevano parte del pool investigativo ''Falcone Borsellino'', accusati di depistaggio sulle indagini sulla strage di via D'Amelio. La Procura di Caltanissetta, diretta da Salvatore De Luca, ha chiesto il rinvio a giudizio dei quattro poliziotti, tre dei quali oggi in pensione.

“Quindi, un primo punto da cui dobbiamo partire è quello di, sebbene per sintesi, dare una panoramica di questi momenti essenziali che si possono rappresentare in: sopralluogo presso la carrozzeria di Orofino, la gestione di Scarantino a San Bartolomeo al Mare, la gestione delle intercettazioni a San Bartolomeo al Mare, l’attività di studio – dice ancora il pm Maurizio Bonaccorso – Per comprendere quello che è l’atteggiamento psicologico dei testi che sono venuti qui a deporre, testi coinvolti in quelle indagini, occorre procedere a una analisi di questi momenti che sono scottanti. E c'è una proporzionalità diretta dei ‘non ricordo’, che sono tantissimi, che sono stati tutti cristallizzati nei capi di imputazione".

"C’è un rapporto di proporzionalità diretta tra la maggiore connotazione negativa di questa attività di indagine è il numero dei ‘non ricordo’ – dice ancora il pm Maurizio Bonaccorso nel corso della discussione – Questo perché c’è la percezione di muoversi in un campo minato dove una risposta sbagliata può avere conseguenze devastanti. Il dato su cui bisogna riflettere, e ora farò un esempio diretto, progressioni dichiarative nel corso degli anni dei testimoni che venivano a deporre in qualità di appartenenti al Gruppo Falcone e Borsellino". E ancora: "Per comprendere a pieno l’atteggiamento di assoluta malafede dei testimoni che hanno fatto parte del Gruppo Falcone e Borsellino, nel processo Borsellino quater e depistaggio, sarebbe opportuna una analisi completa della evoluzione dei processi che si sono celebrati. Noi abbiamo un prima e dopo, un avanti Spatuzza e dopo Spatuzza. Come un avanti Cristo e dopo Cristo- dice ancora Bonaccorso – Abbiamo un processo Borsellino uno, bis e ter prima di Spatuzza e dopo Spatuzza abbiamo il processo Borsellino quater e il depistaggio. Se andiamo ad esaminare le dichiarazioni dei poliziotti nei primi tre tronconi, quando ancora non si era il smantellato il castello di menzogne, abbiamo dei testimoni tranquilli e sereni che rendono dichiarazioni che dopo scopriremo essere totalmente false".