Caltanissetta, 16 gen. (Adnkronos) – Nel 1991, dopo che Arnaldo La Barbera uccise il mio amico Mimmo Fasone nella rapina nel centro di bellezza, noi volevamo dargli un colpo di legno, volevamo punirlo ma fummo bloccati. Ci hanno mandato a dire di non pensarci completamente. Perché Madonia ci teneva a lui". A dirlo è il pentito di mafia Vito Galatolo proseguendo la deposizione al processo d'appello sul depistaggio sulla strage di via D'Amelio.
"Mi ricordo che Mimmo Fasone era un ragazzo in gamba. Tra il 22 e il 23 dicembre del '91 ci eravamo scambiati gli auguri di Natale poi, ai primi di gennaio del '92, successe questa cosa che fu ucciso dal dottor La Barbera", dice Galatolo, in videocollegamento. All'epoca La Barbera era il dirigente della Squadra Mobile. "Quando il giornale pubblicò la notizia che Arnaldo La Barbera aveva ucciso Mimmo Fasone ci fu tanta rabbia, perché comunque un ragazzo giovane era stato ucciso. E si cominciò a dire di 'andare a rompere le corna' a questo La Barbera'. Dicevamo 'ma come si è permesso a uccidere questo ragazzo?'. Ma poi mio cugino Angelo e i miei zii disse che non si poteva fare perché Madonia teneva a lui".